Gli ammortizzatori sociali, sulla cui gestione nello stabilimento di Bojano sta indagando anche la procura della Repubblica, ma anche i bilanci. Gli atti e le decisioni degli ex amministratori di Solagrital passati al setaccio dal commissario liquidatore. Che ora presenta il conto.
Il ragionier Danilo Tacchilei, inviato in Molise dal governo con la nomina dell’11 ottobre 2012, avrebbe inviato agli ex componenti del Cda e del collegio sindacale della cooperativa di Bojano, una diffida a pagare in solido circa 45 milioni di euro: il prezzo della ‘mala gestio’ che Tacchilei – secondo indiscrezioni accreditate – ha dettagliatamente contestato. In pratica è l’avvio dell’azione di responsabilità verso gli amministratori, a meno che questi non adempiano spontaneamente. La cifra, però, è oggettivamente imponente.
La cooperativa, in liquidazione coatta amministrativa, chiuse l’ultimo esercizio (2011) con un patrimonio netto negativo di 38 milioni e con oltre 43 milioni di perdite. La cifra, quest’ultima, che Tacchilei avrebbe chiesto agli ultimi vertici della società. Di norma, nelle azioni di responsabilità, la quantificazione del danno infatti si effettua in base al valore della massa passiva. In termini meno tecnici, chi ha materialmente chiuso una società, può essere chiamato a rispondere del ‘buco’. Il crac della cooperativa di produzione che, in fitto, aveva in mano gli asset produttivi dell’ex Arena (mangimificio e stabilimento, ad esempio) e gestiva il personale, è tornato anche di recente alla ribalta nazionale con un servizio andato in onda a Ballarò. Un crac che nemmeno l’ingentissima iniezione di denaro pubblico è riuscito ad evitare. Secondo alcune stime, la giunta Iorio – che dopo il tramonto dell’era Arena acquisì la maggioranza in Solagrital attraverso Gam e di fatto condusse direttamente la produzione di pollo – ha investito almeno 70-80 milioni di euro nell’avventura avicola. Con il risultato che oggi, per decisione dell’amministrazione Frattura, il macello è chiuso da oltre un anno. Ma anche col risultato che nel 2012 la Solagrital aveva già alzato bandiera bianca essendo arrivata al default.
Sotto la lente di Tacchilei, dunque, anche la gestione degli ammortizzatori sociali. Secondo la procura di Campobasso, l’azienda bojanese chiedeva l’accesso alla cassa integrazione per un determinato numero di operai fissi e, dopo averlo ottenuto, nello stabilimento entravano gli avventizi: coprivano i colleghi messi in pausa dai vertici della coop. Un sistema, questo, che sarà la magistratura a giudicare, a dire cioè se fosse o meno illecito. Tra gli indagati ci sarebbero nomi eccellenti, politici oltre gli amministratori di Solagrital. Ma la faccenda ha anche un risvolto più immediato. Perché in tanti, allora dipendenti della coop, hanno impugnato le procedure di collocazione in cassa integrazione o in mobilità e stanno vincendo le cause. Un altro aggravio economico, questo, che Tacchilei avrebbe messo in conto al vecchio Cda e al collegio sindacale. ‘Reo’, quest’ultimo, di non aver vigilato per impedire la ‘mala gestio’.

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