Ormai si sentiva parte di quella comunità. “Famiglia africana”, la chiama nell’ultimo report pubblicato sul sito della onlus For Life. Per questo allo shock per l’uccisione di Rita Fossaceca, durante una rapina nella casa dove alloggiava nel Villaggio del fanciullo vicino a Malindi, si aggiunge lo sgomento di scoprire che è stata tradita. Che le prime tre persone che la polizia locale ha arrestato per l’aggressione e l’omicidio sono il cuoco, il lavandaio e il giardiniere che lavoravano nella villa. Una storia talmente crudele che non sembra neanche vera.

È sabato sera, Rita sta cenando insieme ai suoi genitori e allo zio sacerdote, ci sono pure le due infermiere di Novara partite con lei. Per la prima volta dal Molise è venuta anche la mamma, è riuscita a convincerla a volare. Voleva farle vedere quel che ha costruito, i suoi bambini. Di due ragazzine Rita si prende cura a distanza con l’impegno che quando avranno 18 anni la raggiungeranno in Italia. Ma anche gli altri bimbi dell’orfanotrofio la chiamano ‘mamma’ come lei stessa ha raccontato nei suoi appunti di viaggio. Nei tanti anni dedicati alla solidarietà. Il gruppo è in veranda, è l’ultima cena a Mijomboni. La partenza è questione di ore. Nessuno si accorge dei criminali entrati dal retro dell’edificio. Sono in sei, ricostruiscono i media del Kenya. Armati e violenti, chiedono soldi. Cominciano a picchiare i presenti, babu Giovanni e mamma Michelina. Rita prova a calmarli, quando vede che si stanno avventando su sua madre e suo padre si mette in mezzo. Un colpo di pistola al petto, spira fra le braccia della mamma. Poi i malviventi fuggono, fanno perdere le tracce.

I poliziotti pensano subito a uno o più basisti. La casa è protetta, sorvegliata da una guardia. Come hanno fatto i rapinatori ad entrare? Domenica sera il Tg2 anticipa le agenzie del giorno dopo: sono stati fermati tre presunti componenti della banda. Lunedì mattina il quotidiano keniano Daily Nation riporta le dichiarazioni del portavoce della polizia Charles Owino: il mandante del colpo è stato individuato e presto sarà catturato, tre persone sono in arresto e stanno collaborando. Erano in sei, uno armato di pistola e gli altri di machete.

Poche ore ancora e in un’intervista esclusiva al Gr1 Owino rende noto che anche il mandante è stato fermato. “Le prime ad essere arrestate – dice – sono state tre persone che lavoravano all’interno della casa. Sabato sera gli italiani avevano fatto i bagagli e si preparavano a lasciare il Paese. Cenavano sulla veranda della casa, così i criminali sono potuti entrare indisturbati dal retro dell’edificio”. Aggiunge: “Abbiamo per questo subito sospettato che fosse implicato nella vicenda qualche interno alla casa, perché nessuno fuori sapeva che gli italiani stavano per partire. Ecco perché siamo arrivati ad arrestare il cuoco, il lavandaio e il giardiniere”. Indizi cruciali sulla mente della banda, ancora Owino, da cui poi l’individuazione e l’arresto.

“Abbiamo recuperato anche parte della refurtiva”, conclude. Nulla di più, le indagini sono in corso. L’identità del mandante non viene svelata. Un quadro tutto da chiarire, l’uso del termine mandante fa pensare ad una rapina su commissione.

In missione umanitaria, Rita Fossaceca ha perso la vita nel luogo in cui a quella vita aveva dato il senso più autentico. I funerali in Duomo a Novara domenica. Poi l’ultima volta in viaggio verso Trivento, dove sarà sepolta. In suo ricordo il Consiglio regionale di via IV Novembre ha osservato un minuto di silenzio prima di avviare i lavori. Così anche nell’Assemblea legislativa del Piemonte.

 

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