Domenica 28 agosto doveva essere il giorno clou della 50esima sagra degli spaghetti all’amatriciana. L’edizione mai realizzata che nessuno dimenticherà più. Continua incessante il lavoro di tutti i soccorritori per trovare gli ultimi dispersi. Intanto per i centri di accoglienza dislocati sul territorio comincia la  gestione del post emergenza.

A Torrita di Amatrice fanno base i volontari della colonna mobile del Molise. Sono 68 quelli partiti nel primo pomeriggio di mercoledì scorso con tre funzionari della Protezione civile. Nella frazione, una delle 70 di Amatrice, hanno allestito il ‘campo Molise’, coordinato da Angelo Del Gesso. Ma non tutte le tende che hanno portato, quelle richieste dal dipartimento nazionale, sono state montate nella zona. Otto sono state allestite accanto alle aziende agricole che i proprietari non possono lasciare, allevamenti perlopiù, con il bestiame da assistere. Altre 8 sono state spostate nel campo della Regione Lazio a Scai, un’altra contrada, perché servivano lì. Il ‘piccolo’ e spesso bistrattato Molise in aiuto della regione che ospita la capitale d’Italia e che è anche quella più direttamente e duramente colpita dall’emergenza. Nella giornata di sabato fra gli interventi portati a termine dai volontari molisani anche l’assistenza ad una donna colpita da infarto e trasportata con l’ambulanza della colonna mobile alla postazione dell’elisoccorso.

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“Questa è una fase abbastanza complicata”, racconta Del Gesso. Il morale dei sopravvissuti va sempre più giù. Il problema principale è che non vogliono lasciare le loro abitazioni. Le zone devastate dal sisma sono molto simili a quelle del Molise interno: piccoli agglomerati, spesso a grande distanza l’uno dall’altro. Difficoltà con la linea internet e con quella del telefono.

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“La popolazione è abituata ad una vita tranquilla, molti vivono di agricoltura. È molto difficile convincerli a spostarsi nel campo che abbiamo allestito. Non vogliono staccarsi dalle loro case, anche se sono lesionate o hanno paura a rientrarvi. E poi – prosegue il funzionario della Protezione civile molisana – c’è il timore degli sciacalli. Ce ne sono tanti, le forze dell’ordine sono costantemente in azione su questo fronte. Anche nel nostro campo stanno eseguendo controlli giorno e notte, evidentemente alla ricerca di qualcuno”. Nel campo Molise, dunque, non dormono in tanti: 20, 30, 40 persone al massimo in questi primi giorni di operatività del sito. Anche se di posti ve ne sono molti di più. Ospiti del campo anche 40 Vigili del fuoco. “Siamo però diventati un riferimento per gli abitanti sopravvissuti, qui vengono a mangiare il giorno e la sera. Consumano qui i pasti oppure li portano via. Ne abbiamo distribuiti finora almeno 200 al giorno, fra residenti e volontari”. Come altri soccorritori e operatori di Protezione civile, anche Del Gesso dice: “Mai vista una cosa del genere. Ad Arischia e poi a Medolla abbiamo avuto meno difficoltà ad assistere concretamente gli sfollati. Qui, come dicevo, non ne vogliono sapere di spostarsi da vicino casa loro. Vengono al campo, ci pregano di portare le tende dove abitano e montargliele lì. A noi si stringe il cuore perché si mettono a piangere, sono disperati quando ce lo chiedono”. Ma le indicazioni nazionali sono altre e sarebbe impossibile assistere efficacemente in questo modo tutti i sopravvissuti.

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Non è facile. Lo sarà sempre meno. Perché si avvicina l’autunno, le temperature scenderanno. In base alle esigenze reali, la presenza dei volontari ad Amatrice sarà ridimensionata. Quelli partiti subito dopo il sisma rientreranno a partire da oggi e saranno avvicendati dai colleghi. “È davvero difficile fare il volontario di Protezione civile. È grazie a loro – sottolinea Del Gesso – se riusciamo a fare tutto, senza di loro la colonna mobile non sarebbe partita”. E in queste ore probabilmente anche il morale dei volontari che non riescono a strappare un sorriso a chi è rimasto vivo, che vedono gli anziani piangere perché non vogliono staccarsi dalle loro proprietà, è a terra. Ma sono volontari molisani, che hanno vissuto San Giuliano di Puglia. Sanno bene purtroppo cosa si prova.

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