”Per raggiungere traguardi veramente significativi si può e si deve valorizzare quanto di meglio l’universo femminile ha da offrire”.

Auguri,colleghe di genere. Oggi è così che si parla. E femminile ha un altro sinonimo: ‘‘di genere’. Un po’ meglio di glamour o fashion. In tempi di crisi le parole devono dare fiducia e dignità, non la depressione di vedere un bel paio di scarpe e non poterlo comprare. 
Auguri, colleghe di genere. Che con la cifra che spendereste per le decolleteés non riuscite a pagare più neanche una bolletta. Si chiama recessione, una parola femminile. 
Auguri anche dalle istituzioni molisane, ovviamente. Da Giuditta Lembo, che – consigliera di parità – ha scritto con ottimismo la frase con cui inizia questo articolo. Dal consigliere regionale Lucio De Bernardo, che ha ricordato come il tema vero sia quello della disoccupazione (altro vocabolo preceduto dall’articolo determinativo ‘‘la’) e del lavoro da conciliare con la famiglia. Da Michele Petraroia, che ha organizzato per questo pomeriggio alle 16 – nella sede della ex Giunta regionale – una riflessione sui venti anni trascorsi dalle stragi di Capaci e via D’Amelio a Palermo. Magistrate e poliziotte per dire che la mafia si combatte anche con una mimosa. O con la scommessa, vinta, di sconfiggerla economicamente. Mirella Letizia è socia della cooperativa Eureka e racconterà nella tavola rotonda della Cgil – alle 17 in via Mosca – la fatica e l’orgoglio di produrre sui terreni confiscati ai clan nella provincia di Caserta. 
Auguri, colleghe di genere. E coraggio. Perché nonostante tutto – la storia, gli anni passati e la coscienza cresciuta – il cammino verso la parità è tutto ancora in salita. Auguri alle donne, e grazie. Perché se vai a comprare un mazzetto di fresie per tenerle in casa, in Molise trovi la fioraia che strizza l’occhio dopo averti regalato un ramo di mimosa: “Questo è per  te, per domani”. Forse te le regaleranno anche, donna, le mimose. Ed è l’unico omaggio, uomini, che accettiamo. Per il resto, nessuna concessione. Parità significa diritti e non privilegi. Sarebbe bello averne uno solo di benefit: un giorno intero senza il pugno allo stomaco di una donna maltrattata, picchiata, uccisa da chi dovrebbe amarla – il marito o l’ex, ma anche un figlio – o semplicemente dal vicino di casa al culmine di una lite. Da un uomo, comunque. Titolo d’apertura dei tg o breve in cronaca sui quotidiani locali, a seconda della gravità: l’altra emergenza delle donne normali è la violenza e la forza che spesso manca per denunciarla e uscirne. Antonella, Cristina, Nike e le senza nome: sono 31 le donne assassinate in 67 giorni, dal primo gennaio all’otto marzo 2012. Quanto basta per dire che oggi è un po’ meno festa.    
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