Terremoto, più di San Giuliano di Puglia e della zona del cratere, c’è il Matese a impensierire gli esperti. A confermarlo è Christian Del Pinto, sismologo molisano che per anni ha studiato i fenomeni in regione e che sabato pomeriggio interverrà, insieme a numerosi specialisti, all’incontro organizzato a Bojano (dalle 17.30 a Palazzo Colagrosso).
Per Primopianomolise.it mette a disposizione la sua esperienza per analizzare le condizioni del territorio regionale e per capire meglio qual è il rischio a cui è esposta la popolazione molisana.
In Molise il rischio è legato al Matese. “Non è la sismicità di Amatrice oppure dell’Aquila che attiva una zona come quella del Matese. Il rischio qui c’è sempre – spiega -. La zona è costantemente soggetta ad eventi sismici, tanto che il pericolo che accada un evento anche consistente è sempre presente”.
Più che rassicurazioni, da scienziato analizza i fatti. E il passato: “Il Matese è sempre da temere. Anche se non fosse accaduto il terremoto pochi giorni fa, quest’area sarebbe stata comunque da considerare a elevatissimo rischio. Basta dare un’occhiata alla storicità: qui i terremoti ci sono sempre stati ed è una faglia potenzialmente distruttiva. Quali dati bisogna avere in più per fare prevenzione?”.
Già, la prevenzione. L’anniversario del sisma di San Giuliano di Puglia e la concomitanza con le nuove scosse tra Marche e Umbria hanno fornito nuovi spunti per discutere di sicurezza e accendere i fari sulla questione prevenzione. Eppure di azioni se ne compiono ancora poche.
“Speriamo che questo convegno e la discussione tra esperti sia da sprone anche per parlare seriamente di prevenzione” prosegue Del Pinto. Lui i dati molisani li ha analizzati per anni e sono tuttora alla base di nuova ricerca, la stessa che viene sottoposta anche alla comunità scientifica internazionale.
La ricerca bloccata. Persino in Giappone si guarda con interesse alla ricerca molisana che, però, è stata bruscamente interrotta. “Era stato messo in piedi il progetto di una rete sismica. E’ stata installata grazie all’Ingv e a una legge regionale nel 2006. Ha funzionato sette anni e ha raccolto una mole di dati impressionante, tanto da quadruplicare quelli della sola rete nazionale di Ingv”. Un progetto da non sottovalutare, visto che adesso gli esperti lanciano un appello tramite il Corriere della Sera (proprio questa mattina scrive: “Siamo davanti a un fenomeno caotico, ma sarebbe utile avere reti di monitoraggio più intense ed effettuare perforazioni sofisticate nelle zone di faglia”). In Molise era stato fatto molto prima. Ma dopo sette anni è stato tutto bloccato. Quella rete che trasmetteva i dati all’Ingv, gli stessi di cui avrebbero ora bisogno gli esperti, è stata smantellata. “Il Molise aveva una marcia in più rispetto agli altri, ma ha perso anche questo treno”.

Un Commento

  1. pietro maddalena scrive:

    il cardelli a due passi dal terremoto nessuno parla!! sembra come se aspettano che crolla.

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