In Italia il gioco ha raggiunto un fatturato di 100 miliardi euro. Si tratta della quarta azienda italiana per fatturato.
E in Molise i dati sono ancora più allarmanti: il 57,5% per cento della popolazione vittima del cosiddetto “vizio del gioco”.
Soltanto nel 2015 gli italiani hanno speso 25 miliardi di euro in slot machine, 22 miliardi in videolottery e un miliardo in scommesse virtuali. Il 14,6% dei giocatori è a rischio dipendenza. Secondo uno studio dell’Istituto di Fisiologia Clinica del Cnr, tra i 15 e i 17 anni il 41% dei maschi e il 30% delle donne gioca d’azzardo attraverso scommesse sportive usando telefoni cellulari. C’è chi ci si gioca lo stipendio, stando attaccato dalla mattina alla sera alle macchinette. Insomma, una dipendenza vera e propria, come quella dalla droga. Ne sa qualcosa padre Lino Iacobucci che assieme all’Unimol, sull’argomento, ha affrontato un accurato approfondimento che si è concluso in una giornata di lavori all’Unimol.
«Fai il tuo gioco. Il gioco d’azzardo patologico: una sfida alla razionalità» è stato infatti il tema dell’incontro di formazione e del progetto che si occupa proprio della ludopatia, promosso dalla Comunità terapeutica di recupero ‘La Valle’ di Toro in collaborazione con l’Università degli Studi del Molise.
Quello che si è tenuto mercoledì nell’aula ‘Franco Modigliani’ del primo Edificio Polifunzionale di Campobasso ha rappresentato un laboratorio con i giovani. Ampio spazio è stato dedicato alla esposizione di argomenti e progetti, al confronto con le istituzioni e al dibattito con esperti, docenti, operatori del settore e studenti per la ricerca di proposte e soluzioni condivise per il contenimento dalla dipendenza dal gioco d’azzardo e le conseguenti ricadute sui redditi delle famiglie e sui deboli.
Durante l’incontro è stato presentato, inoltre, il libro di don Maurizio Mirilli (parroco della chiesa SS. Sacramento a Roma e direttore della pastorale giovanile), «Gli scartagonisti». Volume che racconta il ruolo prezioso svolto dagli esclusi nella storia di Dio. Don Mirilli, prete ‘No slot’, sta portando avanti una grande attività di contrasto al gioco d’azzardo.
Il Molise è una delle regioni italiane in cui si gioca di più e sempre più giovani sono coinvolti con ripercussioni nella vita sociale, economica e sugli equilibri familiari. Un fenomeno che quindi deve allertare le istituzioni, la società, la Chiesa. Una battaglia che nella nostra regione è capeggiata sottilmente proprio da padre Lino Iacobucci, frate francescano, che da tempo si occupa del fenomeno e della azione preventiva in modo capillare sul territorio, denunciandone gli effetti. Ci.A.

3 Commenti

  1. Massimo D'Alessandro scrive:

    Sono molto stupito da questo fenomeno in una città come Campobasso, eppure si è verificato. Adesso bisogna solo porvi rimedio, chiudendo le sale gioco che proliferano nel capoluogo e facendo capire alla gente, vecchia o giovane che sia, che ci sono modi ben migliori per occupare il tempo! Occorre una rivoluzione culturale e per farlo bisogna fare campagne di sensibilizzazione, organizzare convegni sul tema, andare nelle scuole. Al sindaco dico: si fermi nella sconsiderata concessione di licenze commerciali. La sala in via Cavour era proprio indispensabile? Al degrado della zona aggiungiamo il degrado etico creato da un esercizio del genere. La coscienza non può stare tranquilla dopo concessioni del genere!

  2. Che la guerra la faccia in primis l’amministrazione comunale, che dà licenze commerciali senza criterio. A Corso Bucci c’è l’ennesima sala gioco, dove entrano anche ragazzi che hanno meno di diciotto anni, nonostante il cartello di divieto. Una sciatteria culturale ed etica a cui i genitori e gli amministratori non vogliono porre fine.

  3. Donato Paolone scrive:

    Un fazzoletto di terra come il Molise interessato da un fenomeno del genere su così ampia scala: è una vergogna! Imperversa la noia, quindi il dedicarsi ad attività deleterie per l’essere umano. Il tutto condito dalla scarsità di lavoro che porta al rischio impoverimento culturale ed etico dell’uomo.

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