Questo pomeriggio alle 16.30 nell’ambito della ‘Settimana del Buon Invecchiamento 2017’, organizzata dall’Assessorato alle Politiche Sociali del Comune di Campobasso, presso l’Università della Terza Età in via Milano a Campobasso, si terrà una tavola rotonda su fenomeno della ludopatia a cura di Libera Molise contro le mafie. All’incontro interverranno Daniele Poto, giornalista e scrittore, autore del libro “Azzardopoli”, un dossier sul gioco d’azzardo, la dottoressa Rossana Venditti, sostituto procuratore presso la Procura della Repubblica del Tribunale per i Minorenni di Campobasso; la dottoressa Marinella Mazzocca, responsabile del Servizio dipendenze patologiche (Ser.T.) di Larino. Coordinerà i lavori il professor Franco Novelli referente regionale di Libera Molise.
Del resto il fenomeno è dilagante e sempre più senza controllo. In Italia ci sono trenta milioni di giocatori d’azzardo. Considerando solo la popolazione adulta, si tratta del 70 per cento delle persone. Siamo un popolo di scommettitori. Negli ultimi 12 mesi, stando alle statistiche, il 54 per cento degli italiani ha giocato almeno una volta, sperando in una vincita in denaro. Ma la ricerca della fortuna a volte si trasforma in problema. Tra giocatori “problematici” e “patologici”, milioni di italiani sono alle prese con un vero e proprio disturbo. Il dato di fondo è la crescita esponenziale del fenomeno. Complice la crisi economica, gli italiani giocano d’azzardo sempre più spesso. Lo ha sottolineato l’ultima relazione annuale su droga e dipendenze presentata dal governo in Parlamento. Ma lo confermano anche i dati dell’agenzia della Dogane e dei Monopoli, che hanno fotografato l’aumento della quantità di denaro giocato. Senza dimenticare alcune statistiche del rapporto Eurispes 2009, citate nell’atto di sindacato ispettivo. I giocatori problematici variano dall’1,3 al 3,8 per cento della popolazione. Sono considerati così coloro che scommettono frequentemente «investendo anche discrete somme di denaro ma che non hanno ancora sviluppato una vera e propria dipendenza» Ma quanti sono i connazionali a rischio? I giocatori problematici variano dall’1,3 al 3,8 per cento della popolazione. In termini assoluti si tratta di un gruppo sociale che va dai 750mila ai 2.300.000 italiani adulti. Sono considerati così coloro che scommettono frequentemente «investendo anche discrete somme di denaro – si legge nel documento depositato a Montecitorio – ma che non hanno ancora sviluppato una vera e propria dipendenza». Diverso il discorso per i giocatori “patologici”, che in preda a una vera e propria malattia non sono in grado di controllare la necessità di scommettere. I dati lasciano sorpresi: sono interessati da questa situazione dai 300mila al milione e 300mila italiani. Dallo 0,5 al 2,2 per cento dell’intera popolazione. «Si tratta di soggetti particolarmente vulnerabili – così avverte l’esecutivo nel rapporto presentato alle Camere – che per una serie di fattori, individuali (di tipo neuro psichico), familiari ed ambientali, se esposti allo stimolo del gioco e/o a pubblicità incentivanti il gioco, possono sviluppare una vera e propria patologia».

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