Ieri in Consiglio dei ministri il via libera definitivo al decreto Madia sulle società partecipate pubbliche. I primi piani di razionalizzazione sono previsti per fine settembre. Si punta a tagliare le cosiddette ‘scatole vuote’, come le società con micro-fatturati (sotto 500 milioni) o quelle che hanno meno dipendenti che amministratori.
Di norma, le partecipate pubbliche saranno governate da un amministratore unico, ma l’assemblea della società in questione, come già accade, può optare motivandolo per un consiglio di amministrazione composto da tre o cinque membri, tenendo comunque conto del principio di contenimento dei costi. La somma del compenso dei componenti, che siano 3 o 5, deve quindi ad ogni modo generare risparmi.
I termini per avviare davvero la riforma sono già slittati dal 23 marzo al 30 giugno, e poi al 30 settembre. Questo perché la Corte costituzionale a novembre ha azzoppato il primo decreto partecipate, imponendo l’intesa vincolante invece del parere consultivo sulle parti della delega che riguardano da vicino le competenze locali.
«Questa riforma rischia di essere l’ennesimo atto contro il lavoro e contro i servizi sui territori», commenta la segretaria della Uil Molise Tecla Boccardo. «Non ci sono misure volte a salvaguardare il reddito e la qualità del lavoro dei dipendenti dalle società partecipate e manca del tutto l’indicazione di luoghi e sedi di condivisione dei processi che riguardano il lavoro».
La possibilità di mantenere il Cda, pur risparmiando, non piace al sindacato perché «aumenteranno quelle società in cui il numero dei dipendenti risulta inferiore al numero dei consiglieri di amministrazione e che, in conseguenza dello stesso decreto, dovranno essere chiuse».
In Molise, aggiunge Boccardo, «un riordino era e resta auspicabile e da tempo ci si sta cimentando. I problemi che si aprono ora, con l’aggiornamento del Testo Unico, non saranno però solo dei lavoratori dipendenti dalle diverse società, ma di tutti i cittadini. Queste società possono essere operative per distribuire servizi pubblici, realizzare opere pubbliche sulla base di un accordo di programma (anche in partenariato pubblico/privato), garantire servizi strumentali, valorizzare il patrimonio immobiliare dell’amministrazione. È a rischio la stessa qualità dei servizi resi alla collettività».
La proposta è quella di aprire in Molise una vertenza complessiva sulle partecipate. «Vogliamo capire come verranno ora riprogettate o riformate, chi sarà chiamato a gestirle e sulla base di quali programmi e finalità strategiche, come verranno salvaguardati i posti di lavoro, che qualità di servizi verrà garantita ai cittadini e alla collettività», vertenza partecipate che – conclude Boccardo – «è solo una parte della più generale mobilitazione sindacale, che intendiamo come Uil rilanciare, attorno al riordino della pubblica amministrazione nel nostro territorio e dei servizi da essa garantiti per la crescita e la ripartenza del Molise, per la salvaguardia della coesione sociale e per la qualità della vita dei cittadini, specie di quelli più deboli».

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