La pressione fiscale locale allenta la morsa. In Molise scende del 14,1% dal 2015 al 2016.
Il Sole 24 Ore, elaborando i dati della Banca d’Italia, fotografa però ancora una situazione frastagliata. Sul territorio gli squilibri sono forti.
Nel 2016 il prelievo medio nazionale è scesa a 1.683 euro. Ma la famiglia tipo presa a riferimento da Bankitalia ne ha pagati 1.160 in Valle d’Aosta e 2.131 in Campania. Le stesse regioni agli antipodi nel 2015 (rispettivamente con 1.302 e 2.416 euro). In Molise il conto è stato di 1.750 euro, un anno prima era 2.038. Quasi 300 euro in meno.
Per valutare l’entità del prelievo fiscale, è stata simulata – spiega il quotidiano di Confindustria – l’applicazione dei principali tributi (addizionali regionale e comunale Irpef, addizionale regionale sul gas, imposta sulla benzina, tassa sui rifiuti, Tasi, bollo auto) sulle famiglie residenti nei Comuni capoluogo di provincia, ipotizzando determinate caratteristiche di composizione e capacità contributiva: due genitori lavoratori dipendenti, due figli minorenni a carico, un reddito imponibile complessivo di 44.080 euro, una casa di proprietà di 100 metri quadri e un’automobile utilitaria (Fiat Punto).
Importanti le differenze tra il Friuli Venezia Giulia e il Lazio (1.271 contro 1.892 euro); in Piemonte il nucleo familiare tipo ha versato 1.800 euro (+7% rispetto alla media), mentre in Basilicata “soltanto” 1.451 euro (-13,8%). Chiudono la classifica due Regioni a statuto speciale: Valle d’Aosta e Friuli Venezia Giulia, dove il prelievo grava rispettivamente per il 2,6% e il 2,9% del reddito disponibile, e il nucleo familiare paga il 31,1% e il 24,5% in meno del valore medio nazionale. Sui gradini più alti, invece, Campania e Lazio, dove il prelievo vale il 4,8% e il 4,3% del reddito della famiglia, che lì deve versare il 26,6% e il 12,4% in più della media.
Scendendo, si trovano Piemonte, Calabria, Sicilia, Abruzzo, Molise, Emilia-Romagna e Liguria: tutte con una pressione sopra alla media. Al di sotto, si ritrovano invece Puglia, Umbria, Marche, Toscana, Sardegna, Veneto, Basilicata e Lombardia.
In confronto al 2015, il prelievo del fisco locale – spiega nel suo articolo Dario Aquaro – è calato mediamente del 15,1% (da 1.983 a 1.683 euro). E ciò soprattutto per l’attenuazione dell’imposta comunale sugli immobili, dopo che la legge di Stabilità 2016 ha cancellato la Tasi sulle abitazioni principali non di pregio.
Quell.a stessa legge di Stabilità ha decretato, inoltre, per il 2016 (e il 2017) la sospensione dell’efficacia delle leggi regionali e delle delibere degli enti locali nella parte in cui prevedono aumenti dei tributi e delle relative addizionali «rispetto ai livelli di aliquote o tariffe applicabili per l’anno 2015». Un “blocco” che non si applica alla tassa sui rifiuti e, più in generale, ai Comuni che deliberano il predissesto o il dissesto finanziario. Però ha frenato, secondo Il Sole 24 Ore, «la tentazione degli amministratori locali a compensare con altri voci i minori incassi derivanti dalla Tasi (comunque rimborsati ai Comuni dallo Stato)».

Commenta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.