Prima gli italiani. Non lo dice solo la Lega, ora anche l’Idv di Messina.
«Prima di pensare di destinare all’ospitalità degli immigrati anche solo una parte delle 600 strutture abitative sottratte alle mafie ed individuate dal ministero dell’Interno bisogna pensare al crescente disagio abitativo della gente delle regioni meridionali dove si trovano gli immobili».
È la presa di posizione del responsabile nazionale Sicurezza di Italia dei Valori Aldo Di Giacomo. Che ricorda come l’Idv abbia raccolto decine di migliaia di firme a sostegno di una proposta di legge di iniziativa popolare con cui chiedeva che i beni confiscati alle mafie divenissero utili strumenti per raggiungere il bene comune con più penetranti meccanismi per la loro alienazione se non altrimenti destinati a fini sociali.
La proposta, aggiunge, mira anche al potenziamento dell’Agenzia dei beni confiscati, oltre che a rendere produttive le aziende confiscate. Il valore di questi beni, sottolinea, è quello di una manovra finanziaria. «Dalla confisca alla destinazione sociale del bene il passaggio è denso di ostacoli che certamente non migliorano l’immagine di uno Stato reattivo e pronto a combattere oltre la retorica la criminalità organizzata. Noi, inoltre, chiediamo di istituire un albo dei beni confiscati, perché è assurdo che non si sappia quanti sono e che valore abbiano e di introdurre una corsia privilegiata per gli appartenenti alle forze dell’ordine, in prima fila nella lotta alle mafie ma in ultima fila nell’assegnazione di alloggi per le proprie famiglie. Ci rivolgiamo ai prefetti e ai sindaci – è l’appello del dirigente nazionale Idv – perché sappiano individuare le soluzioni più adatte ad alleviare il disagio abitativo e quello sociale diffusi sui nostri territori senza lasciarsi condizionare dalle scelte del ministero dell’Interno. Abbiamo a cuore gli interessi dei cittadini e delle aziende oneste perché vogliamo che questi beni siano utilizzati dalla collettività e che non rimangano a marcire. Se sono a disposizione beni confiscati dal valore tra i 60 e gli 80 miliardi di euro, è prioritario ed utile che una parte degli stessi venga venduta per coprire quei settori sociali deboli, garantire diritti e servizi da incrementare. In altre parole, si tratta di fare della legalità il motore dello sviluppo, riutilizzando i beni frutto di condotte illecite per finanziare incentivi per le assunzioni, formazione, ammortizzatori sociali».

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