Diceva Giradoux: «Si parla di miracoli quando Dio batte i suoi ostacoli». Il Campobasso, il suo miracolo, l’ha compiuto nelle condizioni più difficili, appunto come si conviene ad un miracolo. Partito nel suo campionato, tra le solite tradizionali speranze dei tifosi, l’effervescenza critica, l’entusiasmo dei sostenitori più irriducibili, ha preso subito contatto con la dura ed amara realtà dei tornei semiprofessionistici. Ha avuto, come solevano dire gli alfieri del giornalismo d’Autan, una partenza ritardata.
La forza di carattere, tipica della gente molisana, è emersa in tutta la sua espressione proprio in queste circostanze avverse: intorno alla squadra si è unita la cittadinanza, si sono cementati i gruppi sportivi più irriducibili ed anche persone non tradizionalmente abituate all’agone sportivo, tutti in un blocco che ha creato una dimensione di sicurezza più completa.
Non posso, da buon tifoso molisano, non mettere in evidenza che dal punto di vista ambientale la positiva reazione di un’intera città, che per l’occasione sembra aver abolito le tipiche diatribe del campanilismo, non sarebbe stata sufficiente se la lungimiranza dei dirigenti non fosse riuscita a dare compattezza e serenità ai giocatori, i quali, preservati dai possibili lassismi di una condizione di classifica precaria, non fossero, a loro volta, stati capaci di attingere a tutte le risorse tecniche e tattiche per invertire la rotta e migliorare in una progressione lenta ma costante e inesorabile.
A fungere da abile mediatore, tra le enormi risorse dell’ambiente e gli ottimi quadri tecnici del Campobasso, è stato un manager di vigorosa tempra piemontese, un ex giocatore, amato alunno del Boniperti: Aggradi.
Egli, infatti, ha capito che prima di ogni altro giocatore bisognava solleticare l’orgoglio di Guido Biondi. Io ricordo questo centrocampista-goleador per averlo incontrato ed apprezzato in campionati di ben altra levatura.
Ragazzo esuberante ma anche fortemente polemico, è spesso soggetto a sbalzi di umore ed a reazione improvvise che gli hanno nociuto non poco nella carriera fino ad alienargli le simpatie di quei dirigenti che intendono il giocatore a guisa di robot.
Si deve rilevare che l’acquisto di Biondi, avvenuto in ottobre, è stato insieme all’avvento dell’allenatore Pasinato, lodato maestro della squadra, il punto focale della promozione della compagine molisana. Su tutto questo la costante presenza di un uomo come il presidente: Tonino Molinari.
Nonostante le prime sconfitte ha sempre creduto in un risultato positivo finale e forse proprio la sua caparbietà e la sua sicurezza hanno aiutato tutti gli altri a superare le prime incertezze. Non sarebbero però bastate le lotte sul campo dell’intero complesso, gli sforzi dirigenziali, l’abilità mediatrice di Aggradi, la saggezza tattica di Pasinato, la compattezza dell’ambiente, perché il Campobasso riuscisse a centrare il traguardo più ambizioso della sua storia.
La società e la squadra dovevano fare i conti con una giustizia sportiva che solo in pochi casi aveva dato prove di efficienza e di equilibrio. Sono note a tutti le traversie del Campobasso in spasmodica attesa del verdetto riparatore dopo gli incidenti verificatisi a Casarano.
Mi si consenta il vezzo di essere stato il primo a dare ai dirigenti del Campobasso la notizia del verdetto e quindi l’automatica promozione in serie B.
Ricordo che si era alla conferenza stampa dei dirigenti Rai in Viale Mazzini, riuniti per la preparazione dei Mondiali, presente quindi anche l’allenatore della Nazionale Bearzot, quando mi accorsi che proprio vicino a me era seduto l’avvocato Ugo Cestani, il massimo dirigente della lega semiprofessionisti. Gli chiesi se fosse già stato emesso il verdetto sui fatti avvenuti a Casarano, Cestani non mi rispose, ma mi fece cenno come per dire di attendere ed uscì. Ritornò dopo circa un quarto d’ora e mi disse: «Puoi dare ai tuoi corregionali la notizia che il verdetto è stato siglato in questo momento. Ti prego di raccomandare di non diffonderla subito perché sarà resa nota tra alcune ore».
Finita la conferenza, feci appena in tempo a salutare gli amici, Bearzot ed i colleghi della Rai, mi avviai immediatamente a comunicare il verdetto dei due punti ai dirigenti della compagine molisana.
Forse mai sono stato tanto felice di dare una notizia; una volta tanto il Molise non entrava nelle cronache nazionali per difficoltà sociali, ma per mostrare una realtà ambita a cui tutti avevano partecipato. La B era arrivata.
Aldo Biscardi
(prefazione di “Molinari… e fu subito B”,
di Nicola De Sanctis e Geremia Sozio)

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