Il terremoto è un fenomeno naturale. Un fenomeno ‘della vita’. Impressiona che a ricordarlo sia una ragazza di 25 anni che il 31 ottobre 2002 rischiò di perderla, la vita, a causa di un terremoto.
Una concausa, ha stabilito la magistratura. A far crollare la scuola Jovine, che Pia Antignani frequentava insieme ai suoi amici, non fu solo la scossa ma pure la sopraelevata costruita male per la quale ci sono state condanne oggi definitive.
Ma più che ricordare le tante ore trascorse sotto le macerie, lei aveva dieci anni, Pia preferisce raccontare di come abbia superato il terrore. È a Padova, come spesso le accade è impegnata negli studi e non torna in Molise in occasione della Giornata della memoria. «Mi sono laureata a giugno e adesso ho iniziato la magistrale di geologia qui a Padova», dice in collegamento telefonico dal Veneto durante la puntata di ‘Fuoco incrociato’ andata in onda lunedì scorso. «L’esperienza che ho vissuto è stato un fattore scatenante nella decisione di seguire questo tipo di studi». Spiega meglio: «Un po’ come l’uso della ragione contro il buio dell’ignoranza. Ho voluto conoscere per uscire da uno stato anche di paura che vivevo dopo il terremoto». Di quell’esperienza, oltre al dolore per i piccoli amici che non ce l’hanno fatta (sotto le macerie della Jovine persero la vita 27 bambini e la maestra Carmela Ciniglio), le erano rimaste paure irrazionali. Studiando geologia, dice, «ho abbandonato tutte le false credenze che avevo prima, è come se effettivamente fossi rinata attraverso la conoscenza».
Da qualche anno partecipa a iniziative pubbliche perché crede molto in una testimonianza che guardi al futuro. «Eventi simili possono anche servire nel migliorare, nel migliorarsi, nell’avere un approccio diverso al rischio sismico. In Italia di cui non si ha una giusta conoscenza. Per questo di fronte alle calamità non si ha la calma e la responsabilità che si avrebbe se ci fosse grado di conoscenza ambientale migliore». Conoscere i rischi, aggiunge, fa sì che «il cittadino assuma un ruolo attivo nella prevenzione sismica». Da questo punto di vista, a suo parere, «sono state mosse molte iniziative anche per promuovere la prevenzione sismica ed educare al rischio sismico, il cittadino ha bisogno di canali di comunicazione che spieghino in modo accessibile a tutti come comportarsi di fronte ai rischi naturali», però le cose ancora non vanno rispetto alle «tempistiche burocratiche nel mettere in atto le nuove normative per l’edilizia e le costruzioni e si nota una costante rimozione dal dibattito pubblico della tematica del terremoto, si parla della questione solo a ridosso degli eventi o durante le ricorrenze».
È un dovere ricordare, secondo Pia Antignani, ma «bisogna avere come obiettivo il futuro, se paragoniamo il nostro Paese con altre zone del mondo con sismicità più elevata, noi pur avendo una sismicità inferiore abbiamo un rischio sismico più elevato proprio perché l’Italia è caratterizzata da edifici storici e da un’elevata vulnerabilità degli stessi edifici».
Bisogna lavorare sull’edilizia, quindi, soprattutto quella scolastica. Le scuole sono «luoghi strategici che devono essere di vitale importanza durante un terremoto». È sulla vulnerabilità delle strutture, pubbliche e private, che si deve intervenire per ridurre il rischio sismico di una determinata zona. In questo, conclude Pia Antignani, la chiave è nel ruolo attivo che spetta al cittadino: «Chiedersi se la propria abitazione è costruita secondo le norme prescritte per la zona in cui si vive, porsi domande e sapere a chi rivolgersi per trovare la risposta». In sintesi, una «presa di coscienza che il terremoto è comunque un fenomeno naturale. Senza, non avremmo neanche la terra così come la conosciamo».
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