Introdotta dalla riforma del sistema di istruzione – la legge 107/2015 nota come ‘Buona Scuola’ – l’alternanza scuola lavoro riguarda 1 milione e mezzo di studenti della secondaria di II grado. Per il Molise sono coinvolti oltre ottomila studenti.
Numeri di rilievo – sottolinea la Flc Cgil – in una realtà, come quella regionale, in cui le aziende in grado di accogliere e fare una vera formazione non sono molte. Dell’alternanza scuola lavoro si è discusso nel seminario organizzato a Campobasso dal sindacato. Sono state analizzate le criticità venute fuori nell’esperienza concreta. Si assiste, è questa la denuncia della Cgil – allo stravolgimento del ruolo e delle finalità dell’alternanza (che dovrebbe essere una metodologia didattica, quindi inserita nel curricolo dello studente e nella programmazione della scuola); all’istituzionalizzazione dei percorsi estivi o durante i periodi di sospensione delle attività didattiche; a gite scolastiche spacciate come percorsi di alternanza scuola lavoro; a studenti che sostituiscono la manodopera.
Pino La Fratta, segretario regionale della Flc, aprendo i lavori ha quindi ribadito la critica non all’alternanza in sé, ma alla quantificazione rigida dell’orario obbligatorio a prescindere dal contesto di apprendimento (200 ore per i ragazzi dei licei e 400 ore per quelli degli istituti tecnici e professionali).
Gigi Caramia, segretario nazionale della Flc Cgil, ha approfondito il tema delle risorse dei Pon, di quelle per l’alternanza e ha messo in evidenza le rilevanti criticità presenti in un sistema fortemente rigido che, invece, avrebbe bisogno di interventi che tengano conto delle realtà territoriali e non di provvedimenti caduti dall’alto.
Sergio Sorella, presidente nazionale dell’associazione Proteo Fare Sapere, ha affrontato il tema della didattica in alternanza, della necessità di farla rientrare in percorsi disciplinari capaci di arricchire il curriculum, soffermandosi sulla progettazione collegiale e fornendo suggerimenti utili anche da un punto di vista operativo.
Al confronto non sono mancati gli interventi di studenti e dirigenti scolastici che hanno messo in rilievo alcune buone pratiche legate a modalità riferibili a quella che viene comunemente chiamata istruzione integrata. È stata riaffermata la necessità di dotarsi di strumenti idonei a stabilire i diritti ed i doveri nei percorsi di alternanza, quali lo statuto degli studenti e delle studentesse in alternanza scuola lavoro.
Se ben organizzata come pratica didattica, l’alternanza potrebbe essere occasione di crescita personale dei ragazzi, del sistema scolastico e di proficua relazione con il mondo esterno e con quello delle imprese. A condizione però – è la conclusione cui è giunto il sindacato – che in primo piano vi sia sempre la formazione dei giovani, l’elevamento dei livelli d’istruzione e del sistema scolastico. Se essa è declinata come adempimento obbligatorio, da fare comunque ed in qualsiasi posto, diventa perdita di tempo e, peggio ancora, manodopera sfruttata e non retribuita.

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