Strumento di programmazione negoziata e volontaria. Strumento e non obiettivo, anzi è importante che quando si decide di metterlo in campo si abbia un obiettivo chiaro. Perché altrimenti si rischia che diventi ‘la moda del momento’: contenitore vuoto o, peggio, copertura per legittimare comportamenti che invece di risanare e valorizzare il territorio fluviale al contrario lo mettono ancora più a rischio.
Un pubblico qualificato, gli stakeholder, nell’auditorium della Fondazione Molise Cultura per il confronto sui contratti di fiume: sullo strumento in generale e sulla prima esperienza che sta muovendo già i primi passi operativi in Molise, quello che riguarda il Quirino.
Promotrice dell’incontro, la parlamentare dem Laura Venittelli. Componente della Commissione Agricoltura e responsabile della pesca per il Pd nazionale, la deputata punta sull’informazione. Perché che ci fosse la possibilità di mettere in campo un modello di gestione delle aree fluviali che drena direttamente risorse comunitarie e locali, in Molise lo sapevano davvero in pochi.
Dopo i saluti del sindaco e presidente della Provincia di Campobasso Antonio Battista, Gabriela Scanu e Salvatore Corroppolo del ministero dell’Ambiente e Raffaella Nappi del Distretto idrografico dell’Appennino meridionale hanno disegnato il quadro generale. Sono 246 i contratti di fiume pensati o programmati in generali, 11 quelli già avviati. Gli attori istituzionali che si occupano di una zona fluviale (Comuni, Province, altri enti) e associazioni si mettono insieme per portare avanti azioni di tutela e valorizzazione del sito. Il contratto di fiume, ha spiegato Nappi, è il «braccio operativo del distretto idrografico». Che ha due piani di gestione, quello delle acque e quello del rischio alluvionale. Problematiche, da questo punto di vista, le foci dei quattro fiumi molisani.
Da qualche giorno, ha annunciato Scanu, è stato attivato l’Osservatorio nazionale sui contratti di fiume. Conoscenza e responsabilità le parole chiave nell’approccio all’avvio di questo strumento di programmazione, secondo Corroppolo.
Il contratto di fiume del Quirino. Promotore della prima esperienza molisana (la prima che è oltre la teoria, perché di proposte ve ne sono altre due, fra cui quella per il Trigno avanzata da Regione Molise e Regione Abruzzo) è Liberato Teberino. Custode dei Misteri di Campobasso, ma di professione architetto. A L’Aquila per la sua professione ha scoperto l’esperienza del contratto ‘Aterno-Pescara’ e ha pensato di portarla in Molise. Ha trovato l’assenso delle amministrazioni locali. Guardiaregia, Vinchiaturo, Colle d’Anchise, Campochiaro e San Polo hanno firmato il protocollo d’intesa che è stato trasmesso a Ministero e Regione, intanto è stata costituita una segreteria tecnica. I contratti di fiume sono un po’ come i Gal (gruppi di azione locali). «Il passo successivo è attivare il partenariato con le associazioni nazionali e locali – ha spiegato Teberino – C’è un elemento importante da considerare, i contratti di fiume hanno la priorità nell’attingere a risorse non solo comunitarie ma anche locali. Se ci fossero stati, avrebbero avuto un riscontro positivo nel programma della Regione contro il dissesto, per esempio». La prospettiva, a suo parere, è tutta da giocare perché con il contratto di fiume del Quirino si portano a sistema attività come la canoa che già vi si svolgono ma nell’accordo troverebbero una valorizzazione stabile.
Gli ambientalisti. Lo stimolo critico è arrivato da Legambiente e Wwf. Antonio Nicoletti, responsabile delle aree protette e biodiversità di Legambiente, ha sottolineato più volte che un contratto di fiume deve avere un obiettivo chiaro. Quello del Quirino è inserito, inoltre, nell’istituendo Parco del Matese. «In Abruzzo ve ne sono tanti ma sono attuati come strumenti di pianificazione territoriale e non è questo il ruolo dei contratti di fiume», evidenziato. Dante Caserta, vicepresidente nazionale del Wwf ha avvertito contro il rischio che questa sia una sorta di moda degli amministratori locali. Il contributo della Federazione della pesca sportiva, infine, col consigliere federale Alberto Gentile.
Le conclusioni. «Cogliamo l’opportunità del contratto per il Quirino», l’invito finale di Laura Venittelli. Valorizzazione, ma anche e soprattutto tutela e prevenzione. «L’alluvione del 2002 fu in realtà un’inondazione per la quale il Tribunale delle acque ha condannato la Regione», ha messo in luce la parlamentare del Pd. Il Molise è ricco di corsi d’acqua – «abbiamo più corsi d’acqua che strade» – e di pesci, ma è una ricchezza che va rispettata e ben utilizzata. Si è detta soddisfatta, infine, perché anche in questo caso ha messo intorno al tavolo voci diverse ma che stanno sullo stesso fronte. Quell’obiettivo unità che nel centrosinistra appare così difficile da raggiungere, e di cui lei ha fatto però una piattaforma di rivendicazione, sui temi concreti incontra invece pochissimi ostacoli.

ppm

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