Verrà trasferito da Padova alla casa circondariale di Torre Sinello di Vasto, nella sezione casa lavoro, Giuseppe Salvatore Riina, detto “Salvo”, figlio del capo di Cosa Nostra Totò Riina deceduto solo pochi giorni fa. A diffondere la notizia è stata – tra gli altri – martedì sera l’Agi (Agenzia Giornalistica Italiana), che in una battuta d’agenzia delle 21.09 ha riportato: «L’aggravamento della pena è stato notificato nel tardo pomeriggio di oggi negli uffici della questura di Padova e ha portato alla revoca della libertà vigilata di cui stava godendo a Padova. Il provvedimento è stato deciso dal tribunale di sorveglianza a seguito di un’indagine che ha dimostrato alcune frequentazioni di Salvo Riina con alcuni spacciatori noti alle forze dell’ordine». Il quadro indiziario più pesante è stato causato da incontri con pregiudicati e telefonate ai pusher, motivi sufficienti per la revoca della libertà vigilata a Riina junior. Come riferisce il portale siciliano Palermo Today, «il tribunale di sorveglianza di Padova ha deciso la revoca della libertà vigilata per Giuseppe Salvatore Riina, figlio terzogenito del boss di Cosa nostra Totò Riina, recentemente scomparso. Contestualmente il giudice Linda Arata ha imposto un anno di colonia di lavoro. Accolte in parte le richieste della Procura di Padova, che aveva sollecitato una misura di tre anni dopo l’inchiesta avviata dalla Dda che aveva portato alla luce i contatti che Riina jr avrebbe avuto negli ultimi mesi con alcuni spacciatori di droga, già noti alle forze dell’ordine, violando di fatto i limiti della libertà vigilata. Condannato per associazione mafiosa a 8 anni e 10 mesi, sei anni fa Riina jr si è trasferito a Padova, dove lavora in una comunità che aiuta le persone in difficoltà in regime di sorveglianza speciale. Da qui i limiti ben precisi: non può frequentare pregiudicati, non può uscire e vedere nessuno di notte (dalle 10 di sera alle 7 del mattino) e non può varcare i confini della città di Padova. (Gli era stato concesso un permesso per partecipare al funerale del padre a Corleone). La squadra mobile di Venezia lo ha tenuto sotto controllo, seguendone gli spostamenti dal settembre del 2016 al giugno scorso. Nel dossier a suo carico, ben 279 telefonate agli spacciatori, incontri ravvicinati con pusher tunisini, riunioni per festini a base di droga». Immediata la reazione del sindaco di Vasto, Francesco Menna. «Si confida nell’opera gigantesca della magistratura, delle forze dell’ordine, della polizia penitenziaria e della direttrice della casa lavoro, tra le più sicure che si annoverano. Vasto condanna in modo rigoroso e perentorio la mafia, le mafie, i soggetti collegati alle organizzazioni criminali e i loro metodi, contro i quali sempre combatteremo con forza per reprimerli e senza mai temere nessuno. Non è un caso che con molto coraggio sono state portate a termine le confische di beni appartenenti alla criminalità organizzata di cui qualche giorno fa è stata chiesta l’acquisizione al patrimonio comunale». Questo il commento del sindaco di Vasto, Francesco Menna in merito all’arrivo nella casa circondariale, sezione casa lavoro, di Vasto di Giuseppe Salvatore Riina».

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