Non solo la crisi, che comunque sta ancora causando conseguenze drammatiche nel comparto, ma anche una grande differenziazione nei lavori che vengono eseguiti. La Scuola edile e la Cassa edile del Molise hanno analizzato ieri i cambiamenti avvenuti nel mondo delle costruzioni e le necessarie azioni di supporto che le parti sociali – riunite negli enti bilaterali – possono mettere in campo per essere utili a imprese e lavoratori.
Durante il seminario – cui hanno preso parte i vertici di Scuola e Cassa edile, di Formedil, Ance e Commissione nazionale per la prevenzione infortuni – è stato presentato il progetto Edilsicuro.
In controtendenza rispetto ad anni in cui gli infortuni erano in calo, sono tornati a crescere. Un «nuovo incremento del fenomeno», ha spiegato il direttore della Commissione nazionale Pino Moretti – che rende necessario «intervenire molto seriamente». «Le parti sociali del settore dell’edilizia – ha proseguito – hanno stabilito di attivare una propria struttura, che nel caso del Molise è unificata nella Scuola edile, a supporto delle imprese e dei lavoratori fornendo una consulenza gratuita in cantiere per una verifica, che non è naturalmente di carattere ispettivo ma di suggerimento, sulla corretta tenuta di un luogo di lavoro, dal punto di vista documentale, organizzativo e del rispetto della normativa vigente».
Altro tema rilevante, trattato nel corso dei lavori seguiti da imprenditori e rappresentanti istituzionali, quello della formazione. Oggi, ha rilevato il presidente di Formedil Massimo Calzoni, «si fa meno ma si fa soprattutto diversamente», per cui «c’è la crisi ma stanno anche cambiando molte cose nel mondo delle costruzioni. Riuscire a realizzare una formazione adeguata non è semplice. Ci sono molti più tecniche e processi costruttivi e quindi la costruzione tradizionale è fortemente differenziata». Cosa potrebbero fare le istituzioni? «Una cosa fondamentale: smettere di pensare all’oggi o a domattina e fare un piano a 30 anni per la messa in sicurezza del Paese con la impossibilità di variare i numeri del bilancio dello Stato. Perché ogni anno la legge di Stabilità o il Def apportano modifiche e tagli agli investimenti sul capitale fisso. Bisognerebbe smetterla di fare questi giochi e di produrre sottoinsiemi di enti o potentati. In questi ultimi 30, 40 anni si è assistito a una delocalizzazione del potere, a una frammentazione a tutti i livelli, depotenziando – ancora Calzoni – la capacità organizzativa di enti fondamentali in cui lo stato si articola. C’è bisogno di tornare a una stabilità istituzionale e realizzare un programma di lunga scadenza nell’interesse di cittadini. Questo ci darebbe la possibilità di programmare la formazione anche in maniera più lungimirante».

Commenta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.