Una volta – e a pensarci non è un tempo remoto – c’erano solo il telegiornale delle 13.30 e quello delle 20 per informarsi. Il resto della giornata aveva ritmi ordinari.
Oggi «siamo continuamente esposti e sollecitati» dalle fonti di informazione. A cominciare dai canali all news: accendi il televisore e c’è un tg a qualsiasi ora. Dal computer, ma anche dallo smartphone – quindi ovunque siamo – possiamo leggere gli online. E i social network.
Il moltiplicarsi delle fonti non è detto che sia però un dato positivo in assoluto. Anzi, nel campo della comunicazione della salute – per esempio – questo elemento impone la massima cautela.
Se ne è discusso ieri al corso di alta formazione promosso dall’Ordine dei giornalisti del Molise e dalla Fondazione di ricerca e cura “Giovanni Paolo II”.
Numerosissime le adesioni dei cronisti, oltre 110 i partecipanti a metà mattinata. Tanti anche gli operatori sanitari che hanno affollato l’Aula “Crucitti” della struttura della Cattolica di Campobasso. ai lavori anche il direttore generale della Fondazione Mario Zappia e l’addetto stampa del Centro Antonio Chiatto.
Introdotto dalla presidente dell’Odg Molise Pina Petta – che ha messo sul tavolo i temi principali del dibattito -, il contributo del capo ufficio stampa del Gemelli Nicola Cerbino ha approfondito aspetti inediti e criticità dell’argomento.
L’attenzione maggiore è stata rivolta al rischio connesso alle fake news, le bufale che – amplificate dal web – hanno ripercussioni sulle scelte delle persone per la propria salute e quella dei familiari. Emblematiche le polemiche sui vaccini. Come ci si difende dalle bufale? «Tornando alle fonti certificate». In sanità ve ne sono, come l’Health on net Foundation.
In generale, comunque, è la cosiddetta ‘informazione di flusso’ che pone nuovi interrogativi e necessità formative ai giornalisti come pure a medici e infermieri. Il rapporto con il paziente, ha sottolineato Cerbino, è “aperto”.
Chiunque, con un telefonino, può filmare e fotografare. Ma le stanze di degenza sono equiparate al domicilio privato di una persona. È impossibile, ha evidenziato ancora il capo ufficio stampa del Gemelli, per una struttura sanitaria operare un controllo preventivo, evitare cioè che si facciano riprese e foto. Ma allo stesso modo è impossibile pubblicarle perché lo vieta la legge.
Decidere se dare una notizia, come darla e tutelare dati sensibili (quelli sulla salute lo sono), trattare nella giusta cornice e quindi senza preconcetti temi caldi del dibattito pubblico (come l’obiezione di coscienza dei medici cattolici rispetto alle disposizioni della norma sul biotestamento): domande e interrogativi ricorrenti nelle redazioni.
Il corso di ieri ha fornito spunti interessanti per trovare, di volta in volta, anche le risposte.

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