Il tagliando antifrode: la novità del Rosatellum, valida solo per le politiche, è individuato da subito come il ‘responsabile’ delle lunghe code in tutti i seggi della regione. Tranne che a Sant’Elena – dove cittadini e amministrazione hanno deciso di disertare per dare un segnale alle istituzioni da cui si sentono abbandonati -, ovunque file di almeno mezz’ora. Nei momenti di massima affluenza, anche un’ora e perfino due.
In molti dicono: basta, me ne vado. Ma il dato resta alto.
Dunque, non è solo il tagliando introdotto dal Viminale per evitare che nell’urna possa essere depositata una scheda diversa da quella consegnata dagli scrutatori all’elettore a formare le code. È che i molisani a votare vanno. Si stancano della fila, ma poi magari tornano. Oppure al loro posto ne arrivano altri. Le politiche 2018 sconfiggono la paura dell’astensionismo record.
Dalle prime ore del mattino l’afflusso ai seggi è costante.
Alla D’Ovidio lamentele e critiche perché le sezioni sono posizionate anche al secondo piano. C’è una sezione per i disabili ma per gli iscritti alle sezioni 13 e 20. Molti gli anziani che vengono accompagnati dai familiari, molti non nascondono di avere grandi difficoltà a raggiungere il seggio.
I presidenti fanno entrare una donna e un uomo alla volta. Il codice apposto sulle singole schede da consegnare (e diverso per ogni scheda) viene infatti annotato sulla lista degli elettori (suddivisa per maschi e femmine). Quando l’elettore ha votato deve consegnare le schede, richiuse per bene, al presidente del seggio che provvede a infilarle nelle urne di Camera e Senato dopo aver controllato che il numero sia quello annotato in precedenza. Non si può più ‘imbucare’ da soli la scheda. O meglio, non si può deporla nell’urna senza aver prima controllato e staccato il codice adesivo (per garantire la segretezza del voto). Ma, come già, precisato: vale per le politiche. In Lombardia e Lazio, la scheda consegnata per le regionali era ancora quella ‘tradizionale’.
A Campobasso risiedono e votano pochi dei protagonisti principali della corsa al Parlamento.
Il primo di loro a recarsi al seggio, alla ‘Petrone’, è l’ex presidente di Confindustria Enrico Colavita, in corsa per il Senato al maggioritario col centrosinistra. Alle 10, Colavita compie il suo ‘dovere’. Nel capoluogo risiede pure il rettore dell’Università Gianmaria Palmieri, Liberi e Uguali ha puntato su di lui per l’uninominale del Senato.
Antonio Federico, candidato M5S alla Camera nel collegio maggioritario e nel proporzionale (grande favorito della vigilia), intorno a mezzogiorno arriva alla scuola Colozza. Poco dopo posta la foto su Facebook: «Votare è un dovere civico. Farlo con il sorriso è un diritto. Buon voto a tutti!».
Più o meno negli stessi istanti l’ex presidente Michele Iorio – competitor di Colavita sul Senato maggioritario con il centrodestra – è in fila per votare a Isernia. Arriva al seggio con la moglie, poi inganna l’attesa tra un saluto e una telefonata.
Dopo che il presidente del seggio ha controllato il codice antifrode, è lo stesso Mario Pietracupa – in corsa al maggioritario della Camera nel collegio di Isernia – a depositare le schede nell’urna. Così fa pure Micaela Fanelli – capolista del Pd al proporzionale per Montecitorio – a Riccia. Maria Teresa D’Achille, in lizza nello stesso collegio di Pietracupa per il centrosinistra, invece lascia l’incombenza interamente alla presidente del seggio.
Intorno alle 12.30, in piazza della Repubblica a Campobasso arriva al seggio il presidente della Regione Paolo Frattura. Incontra e saluta all’ingresso della scuola D’Ovidio la prefetta Maria Guia Federico, che ha appena votato nella stessa sezione elettorale del governatore, la numero 1. Alla numero 3, pochi metri più avanti lungo lo stesso corridoio, vota Massimo Romano. Un cenno del capo, saluto doveroso ma freddissimo quando l’avvocato incrocia Frattura in coda mentre lui sta guadagnando l’uscita.
La giornata nelle sedi elettorali, qualcuna aperta dal mattino, scorre fra pronostici e commenti sugli ultimi rilevamenti: quelli che la legge impedisce di pubblicare ma non di commissionare. Partiti e candidati non si sono risparmiati nel rush finale. Tanti i numeri che sono circolati, seppure in via riservata, in questi giorni. Centrodestra e centrosinistra non nascondono la paura del ‘cappotto a 5 Stelle’ in Molise. E la folla nei seggi che non scema anzi aumenta al calar della notte per qualcuno è un segnale che va in quella direzione: la ‘protesta’ stavolta vota e conta. Altri scuotono la testa: «Nooo… quando si vede tanta gente ai seggi è perché si è mosso il mondo moderato, gli schieramenti tradizionali».
Ognuno ha la sua verità. Poche ore, poi ci sarà una sola verità.
r.i.

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