Sconterà la sua pena nel carcere di Campobasso e non a Bucarest, come richiesto dall’autorità giudiziaria romena che lo scorso 13 marzo ha emesso un mandato di arresto internazionale nei confronti del 24enne di Campobasso. Il giovane è stato condannato a due anni e mezzo di reclusione per una rapina commessa insieme ad un suo coetaneo in una gioielleria di Bucarest. Giovedì mattina i giudici della Corte d’Appello del capoluogo hanno accolto la tesi difensiva dell’avvocato Silvio Tolesino, che in aula ha fatto perno «sull’esistenza della condizione ostativa alla consegna dell’imputato prevista dall’articolo 18, della legge 69 del 2005, ovvero se il mandato d’arresto europeo è stato emesso ai fini della esecuzione di una pena o di una misura di sicurezza privative della libertà personale, qualora la persona ricercata sia cittadino italiano, sempre che la corte di appello disponga che tale pena o misura di sicurezza sia eseguita in Italia conformemente al suo diritto interno».
Inoltre nel caso esaminato dai giudici di via Elena ha trovato applicazione «il decreto legislativo 161 del 2010, il quale attua nell’ordinamento interno le disposizioni della decisione quadro 2008/909/GAI del Consiglio del 27 novembre 2008, relativa all’applicazione del principio del reciproco riconoscimento alle sentenze penali che irrogano pene detentive o misure privative della libertà personale, ai fini della loro esecuzione nell’Unione europea, nei limiti in cui tali disposizioni non sono incompatibili con i principi supremi dell’ordinamento costituzionale in tema di diritti fondamentali nonché in tema di diritti di libertà e di giusto processo. In particolare il caso di specie rientra nell’alveo dell’articolo 10 del suddetto decreto legisaltivo (relativo alle Condizioni per il riconoscimento) e dell’articolo 24, che recita: Le disposizioni del presente decreto si applicano anche all’esecuzione della pena o della misura di sicurezza nei casi specifici».
La Corte d’Appello ha così accolto la richiesta dell’avvocato Tolesino – che si è detto molto soddisfatto per il risultato raggiunto – ed ha rigettato la richiesta di consegna alla Autorità straniera del cittadino italiano; dichiarando «consequenzialmente la sentenza riconosciuta ed eseguibile in Italia».
Ora il procedimento verrà notificato ai ministeri di Interno e Giustizia e poi alla Romania. Dopo di che il procuratore generale si pronuncerà sull’esecutività della condanna.

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