Dal Rapporto Osservasalute, presentato pochi giorni fa, emerge che le malattie cardiovascolari costituiscono ancora oggi in Italia e ovviamente anche in Molise, uno dei più importanti problemi di salute pubblica: esse sono tra le principali cause di morbosità, invalidità e mortalità. Rientrano in questo gruppo le più frequenti patologie di origine arteriosclerotica, in particolare le malattie ischemiche del cuore (infarto acuto del miocardio e angina pectoris). Chi sopravvive ad un evento acuto diventa un malato cronico con complicazioni (insufficienza cardiaca e fibrillazione atriale fra le più frequenti) che causano notevoli ripercussioni sulla qualità della vita.
Le malattie cardiovascolari, inoltre, sono tra i principali determinanti delle malattie legate all’invecchiamento, maggiore causa di disabilità fisica e disturbi della capacità cognitiva. In base all’età, una proporzione compresa tra il 30-40% dei soggetti che subiscono un evento coronarico fatale muore subito dopo l’inizio dei sintomi e prima di arrivare in ospedale.
Nel 2016, i tassi più elevati di ospedalizzazione per le malattie ischemiche del cuore si registrano in Campania, sia per gli uomini sia per le donne (1.094,4 e 380,9 per 100mila, rispettivamente). Valori elevati si osservano per gli uomini anche in Molise e in Puglia (>1.000 per 100mila) e per le donne in Molise (>360 per 100mila). I tassi di ospedalizzazione più elevati per le malattie cerebrovascolari nel loro complesso si registrano in Molise per gli uomini (1.092,5 per 100mila) e nella Valle d’Aosta per le donne (719,8 per 100mila). I tassi di ospedalizzazione più elevati per insufficienza cardiaca si registrano in Molise sia per gli uomini (688,1 per 100mila) sia per le donne (573,0 per 100mila).
Questi dati confermano quanto sia rilevante l’incidenza delle patologie cardiovascolari in particolare in Molise. È necessario favorire la prevenzione primaria e secondaria. È altresì fondamentale individuare nuovi e più efficaci percorsi terapeutici. Di questo si è parlato nel corso del convegno “Cardiologia interventistica oggi fast & furious” organizzato dalla Fondazione “Giovanni Paolo II”.
«È vero che l’incidenza delle malattie cardiovascolari è in costante aumento, ma è altrettanto vero che oggi riusciamo a curare patologie che fino a qualche anno fa erano considerate non trattabili», il commento di Cosimo Sacra, direttore dell’Uoc di Cardiologia e promotore dell’evento. «In Cardiologia sono stati fatti progressi straordinari, anche grazie alle nuove tecniche di cui abbiamo parlato e che pratichiamo quotidianamente qui alla Fondazione “Giovanni Paolo II”».
Dopo il saluto del direttore del Dipartimento Carlo Maria De Filippo, ha introdotto i lavori il dottor Sacra. Tra i diversi argomenti affrontati nel corso dell’importante evento scientifico, si è parlato anche della Tavi (Transcatheter Aortic Valve Implantation) una metodica che sta cambiando il panorama degli interventi in ambito cardiovascolare. Tavi – spiegano dalla Cattolica – è una protesi valvolare che non richiede l’uso del bisturi, è un’operazione di microchirugia, decisamente meno invasiva. Viene applicata attraverso un catetere inserito in un foro nell’arteria femorale, a livello inguinale, si entra dentro la valvola aortica nativa e si inserisce dentro la vecchia una nuova valvola in materiale autoespandibile oppure montata su un pallone dilatatore. Nei casi per i quali non è possibile la sostituzione per via percutanea, viene utilizzata un nuovo tipo di protesi che non viene suturata al cuore. Non è necessaria l’apertura completa del torace.
Con una piccola incisione, come per una normale coronarografia, viene inserito un catetere nell’arteria femorale. Gli interventi sono stati eseguiti in alcuni casi senza anestesia. Questa tecnica è indicata per i soggetti in età avanzata che, senza trattamento, avrebbero una prognosi infausta e le cui malattie associate determinano un aumento del rischio di mortalità per l’intervento.
La Cattolica è tra i pochi centri in Italia a praticare questa innovativa tecnica.

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