Prima della crisi il Molise è stato anche la prima regione del Sud. Staccava gli altri territori del Mezzogiorno avvicinandosi alle performance di crescita del Centro, i suoi indicatori guardavano a Nord. Oggi, dopo i lunghi anni di recessione, non riesce a uscire dal guado e torna sempre più spesso simile al Meridione.
Nel 2017, per esempio, dopo tre anni di segnali consistenti la crescita ha rallentato molto. Il rapporto sull’economia regionale elaborato dall’Ufficio studi e ricerche – il dossier è a cura di Pietro de Matteis e Marco Manile – è stato presentato ieri ai giornalisti nella filiale di Campobasso. Nel pomeriggio all’Unimol sono stati discussi i dettagli nel convegno a cui, fra gli altri, hanno dato il proprio contributo anche il direttore del Centro di ricerca sulle aree interne e gli Appennini Riccardo Pazzagli e Fabrizio Balassone del Servizio Struttura economica di Bankitaalia.
La direttrice della filiale del capoluogo Dealma Fronzi non ha mancato di evidenziare che nei primi mesi del 2018 sono emersi segnali di miglioramento dell’attività economica.
Che, però, nel 2017 è stata debole. Soprattutto, si è indebolita l’attività industriale. Le aziende con almeno 20 addetti hanno registrato un lieve calo di fatturato, in particolare quelle che esportano. Proprio l’export dimostra la fragilità del tessuto produttivo: finita la commessa metallurgica per l’oleodotto in Kazakistan, le vendite verso l’estero sono diminuite del 23,9%. Al netto del comparto, sono cresciute solo del 5% (soprattutto nell’alimentare). Lontani i tempi in cui l’export era un indicatore che metteva il Molise fra i territori che se la cavavano bene: erano i tempi della Ittierre.
La spesa per gli investimenti, ha rilevato Bankitalia, è tornata a crescere sempre sospinta dall’alimentare. Un segno più trainato dagli incentivi nazionali: Sabatini ter, super ammortamento. Mentre i risultati dell’area di crisi complessa ancora non si vedono poiché i bandi sono arrivati solo a fine 2017 e i progetti per i quali le imprese hanno chiesto il contributo della Regione o di Invitalia ancora non vengono concretamente avviati.
Anche l’edilizia aveva un po’ recuperato negli anni passati, ma nel 2017 la risalita si è arrestata. I dati delle casse edili regionali indicano una flessione delle ore lavorate dell’11,8%. Pesa molto, per l’edilizia privata, la rilevante quantità di abitazioni invendute. Debole la crescita dei mutui, nonostante le condizioni di accesso siano fra le migliori (il valore degli immobili è contenuto)
Il reddito delle famiglie ha ristagnato, quindi i consumi sono cresciuti molto poco. Il reddito familiare mediano è stato pari a 21mila euro, quello nazionale a 24.500.
Hanno rallentato le vendite di auto nuove dopo un biennio di crescita intensa.
Dati negativi per il turismo: -5% degli arrivi, -9,5 delle permanenze (dati Ept).
Stop pure alla dinamica favorevole, che aveva caratterizzato i tre anni precedenti, del mercato del lavoro. Gli occupati nel 2017 sono diminuiti dello 0,9% (mentre in Italia sono cresciuti dell’1,2%): meno occupati fra gli uomini e fra gli autonomi. L’offerta di lavoro, però, ha continuato a crescere (1,2%, più che al Sud e in Italia) portando il tasso di attività al 60,7% (livello comunque inferiore di quasi cinque punti rispetto alla media nazionale). La crescita dell’offerta di lavoro (ci sono meno inattivi) e il calo occupazionale hanno portato a un aumento della disoccupazione: dal 12,8 al 14,6%. Tra i disoccupati la quota di chi cerca un impiego da più di un anno ha ripreso a salire (è pari a quasi tre quarti del totale). Resta un’emergenza anche la disoccupazione giovanile: dal 2007 l’indicatore è salito al 31,1% (+ 9 punti rispetto al dato medio nazionale).
Capitolo a parte, curato da de Matteis, quello sulla strategia nazionale per le aree interne. In Molise è qualificato ‘area interna’ l’83% della superficie del territorio (anche sulla costa), condizione che interessa quindi l’81% della popolazione e il 61% della popolazione. Distanza dai centri che erogano i servizi essenziali, e quindi difficoltà di accesso, e spopolamento: sono le caratteristiche che rendono arduo restare a vivere nelle aree interne. Sono quattro quelle individuate come destinatarie degli interventi finanziati con i fondi Ue: Matese, Fortore, Alto medio Sannio e Mainarde. Interventi che ci si augura siano efficaci. In queste zone dal 1951 in poi la popolazione è già dimezzata.

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