L’allarme lo ha lanciato il sindaco di San Giuliano del Sannio, Angelo Codagnone, che ha dichiarato guerra alle slot machine: nel suo comune, nel 2016, le macchinette hanno inghiottito ben 671mila euro. Si tratta di dati attendibili, forniti dall’Aamsn, Agenzia delle dogane e dei monopoli, che ha calcolato anche la media di spesa per il gioco d’azzardo procapite: 667 euro in un paese di 1006 abitanti. Dunque, se si considera che non tutti gli abitanti di San Giuliano del Sannio ‘giocano’ alle slot (ad esempio i minori vanno esclusi dal conteggio), la media della spesa sale di parecchio.
«La maggior parte dei giocatori ha più o meno 30 anni – ha raccontato il titolare di un bar che al suo interno ha anche una sala slot ‘regolare’- ma non sono solo di San Giuliano del Sannio. Vengono anche dai paesi limitrofi, Baranello, Vinchiaturo, Sepino, Cercepiccola, Cercemaggiore». Per il proprietario dell’attività l’allarme del sindaco va ridimensionato: «Non credo si tratti di una malattia o di una dipendenza – dice – ma solo di ragazzi ‘con i soldi’ a cui piace giocare. Le nostre slot rispondono alla normativa vigente e lo Stato in questi anni è intervenuto per prevenire le truffe e a garantire una più alta percentuale di vincita».
Non la pensa così il primo cittadino Codagnone che, venuto a conoscenza dei dati nel corso di una riunione di maggioranza, ha già studiato le contromosse: «Per prima cosa emetterò una ordinanza che limiti gli orari di apertura delle sale slot all’interno del paese». Un provvedimento necessario, visto che la saracinesca del bar si alza alle 5.30 per abbassarsi alle 3 di notte e i giocatori ‘incalliti’ iniziano a buttare monete nelle slot sin dalla mattina. Il sindaco va anche oltre: «È una mia responsabilità come amministratore ma soprattutto come uomo, padre e nonno, limitare questa piaga sociale. Porterò nel prossimo consiglio comunale, e la mia maggioranza è con me, – scandisce – un atto che imponga ai bar in affitto nei locali del municipio di smantellare entro tre anni le sale slot. Se non si adegueranno non rinnoveremo il contratto d’affitto». Poi lancia l’appello alle istituzioni: «Scriverò anche al prefetto di Campobasso e ai miei colleghi sindaci. Pure il vescovo – evidenzia – dovrebbe intervenire per limitare questo fenomeno. Ci sono famiglie ridotte sul lastrico per colpa del gioco d’azzardo. C’è chi non rinuncia a giocare alle slot nonostante non riesca ad arrivare a fine mese o a mettere un pasto a tavola. Non è accettabile».
Ma quello di San Giuliano del Sannio non è, purtroppo, un caso isolato. Scorrendo i dati dell’Aamsn emerge un quadro sconcertante. A Vinchiaturo nel 2016 sono stati bruciati 2,8 milioni di euro, a Cercemaggiore poco più di 2 milioni, a Sepino 812mila euro, a Baranello 1 milione di euro, a Ripalimosani 1 milione e 350mila euro. Insomma, il Molise è una terra di ludopatici. Il fenomeno non è riconducibile solo ai piccoli comuni, nelle città le cose non vanno di certo meglio. A Campobasso la fotografia è a dir poco allarmate: la media di giocate procapite è di 1.200 euro (praticamente uno stipendio), mentre la spesa complessiva nel 2016 ha toccato i 59,23 milioni di euro.
Il sindaco Antonio Battista, ad onor del vero, negli ultimi anni ha portato avanti la battaglia antislot con alcune ordinanze che però sono state impugnate al Tar dei titolari delle attività. Dunque appare necessaria un’azione di sensibilizzazione e prevenzione nei confronti dei cittadini che il più delle volte non sanno neanche di essere affetti da una vera patologia che si sta diffondendo a macchia d’olio.
Il web, infatti, è strapieno di siti dove si può scommettere in svariati ambiti: sport, casinò (di cui fanno parte le mangiasoldi slot-machines), bingo, poker, lotterie istantanee e chi più ne ha più ne metta. Insomma, tante e troppe possibilità per tentare la sorte, per sperperare denaro e, soprattutto, per ammalarsi.
Sì, perché il giocatore che diventa compulsivo non è semplicemente uno che ha un vizio ma è una persona malata che va seguita, compresa e curata.
Sul sito del Ministero della Salute, per dare una definizione della patologia, si legge che la ludopatia è «l’incapacità di resistere all’impulso di giocare d’azzardo o di fare scommesse, nonostante l’individuo che ne è affetto sia consapevole che questo possa portare a gravi conseguenze».
Il rischio a cui può incorrere il ludopatico, in effetti, non è solo la perdita incontrollata delle proprie risorse economiche (e/o di quelle familiari) ma anche di mettere da parte le normali attività quotidiane (come lo studio e il lavoro) e i propri cari. Nei casi più estremi, inoltre, la malattia del gioco compulsivo può portare persino al suicidio.
Una emergenza confermata anche dal responsabile del Servizio regionale per le dipendenze (Serd), Giuseppe Antonio Scioli. Il Gap, vale a dire il gioco d’azzardo patologico, in Molise tocca percentuali di gran lunga superiori alla media nazionale, con il 13%, di gambler (giocatori patologici) e la maggioranza di questi tiene nascosta l’attitudine e l’entità delle giocate ai propri familiari.
Anche nei giovani il gioco d’azzardo sta prendendo sempre più piede. Nella fascia d’età tra i 16 e i 19 anni il ‘gioco a rischio’, quello sporadico, arriva al 13,9%, quello ‘problematico’, dunque l’anticamera della vera e propria dipendenza, si attesta all’8,7% mentre il gioco d’azzardo tocca il 42%.

md

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