Tre miliardi di fatturato, in crescita del 6,2%, la quota export è al 16%. Primo player dell’avicolo e quarto gruppo agroalimentare in Italia.

I numeri della Veronesi Holding relativi al 2017, resi noti a fine maggio, la proiettano verso una leadership duratura e sempre più inattaccabile. Il 2017 è stato anche il primo anno in cui Aia ha sospeso i rapporti produttivi con il Molise, dove pure continua a mantenere e rafforzare una filiera completa del pollo, dalle ovaiole ai broilers, che presto potrebbe ritrovare una struttura logistica in grado di valorizzarla al meglio. Una, anzi  due strutture, proprio in Molise. Non è una novità, non è ancora una decisione presa da quel che trapela nell’ambiente. È una possibilità che in queste settimane il gruppo veneto starebbe valutando attentamente. Anzi, avrebbe affidato a una società di esperti, non molisana, uno studio di fattibilità.

Dal 31 dicembre 2016, dopo l’assegnazione dell’incubatoio Gam ad Amadori, Aia lasciò l’incubatoio. Il rapporto, in conto lavorazione, con i Veronesi ha tenuto acceso per anni il lumicino della ex Arena e al tempo stesso ha mantenuto la speranza di una ripartenza più o meno onorevole. Ma con l’arrivo del marchio di Cesena, secondo produttore dell’avicolo con 1,2 miliardi di fatturato, le cose sono cambiate. E da oltre un anno Aia prende  le uova dai suoi allevatori molisani, le trasporta negli impianti della Romagna e, appena dopo la schiusa, riporta in Molise i pulcini che poi macella in provincia di Napoli. Un giro antieconomico ma soprattutto poco logico. Perciò da tempo Aia sta lavorando alla realizzazione di un incubatoio vicino agli allevamenti del centrosud e un macello in grado di sostituire quello campano che è ormai saturo. Nei primi mesi del 2017 pare che la scelta fosse caduta sulla provincia di Benevento, ma da inizio 2018 l’indirizzo dei vertici sarebbe cambiato.

Appena dopo il suo insediamento, un dirigente di Aia avrebbe incontrato il neo governatore Donato Toma per metterlo al corrente dell’intenzione di costruire un impianto di incubazione e uno di macellazione in regione. In particolare nell’area matesina, a Campochiaro, sarebbe stato individuato una location di circa cinque ettari. Dal capo di Palazzo Vitale, l’azienda avrebbe avuto assicurazione sull’interesse e sulla disponibilità ad abbattere i tempi della burocrazia. Attraverso ‘ambasciatori terzi’ il gruppo di Verona avrebbe sondato anche alcune delle forze sindacali della regione. Che pure avrebbero accolto positivamente il rinnovato interessamento del primo produttore di polli in Italia (ne produce 350 milioni all’anno) e garantito correttezza nelle relazioni chiedendo il rispetto delle regole contrattuali per quanto riguarda i potenziali occupati.

Quanti sarebbero? Su questo l’emissario sarebbe rimasto abbottonato, come pure sui numeri della produzione. Ma considerando i numeri della filiera che Aia gestisce già in Molise è facile intuire che non sarebbero irrisori. Se stavolta dalle intenzioni si passasse ai fatti.

Tra Aia e la filiera avicola locale, infatti, l’amore dura da tempo. E, per dirla romanticamente (anche se negli affari c’è davvero poco di romantico), per Aia il Molise ha sacrificato respingendoli altri spasimanti, uno per tutti il gruppo Leocata nel 2013. Un amore duraturo, mai coronato finora con le nozze. Che sia la volta buona? ritai

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