Anche dal Molise berretti rossi in marcia da San Severo a Foggia contro lo sfruttamento della manodopera in agricoltura dopo la morte dei braccianti immigrati in un incidente. «Basta morti sul lavoro», «schiavi mai». Sono alcuni degli slogan durante la “marcia dei berretti rossi”, partita ieri mattina da San Severo e diretta a Foggia contro lo sfruttamento della manodopera in agricoltura. La manifestazione è stata organizzata dall’Usb. Alla marcia numerosi migranti con gli stessi berretti rossi che usavano per proteggersi dal sole cocente, «mentre raccoglievano i pomodori nei campi per la vergognosa paga di un euro al quintale», i loro quattro compagni di lavoro morti nell’incidente di sabato scorso sulla provinciale 105 mentre tornavano dai campi. La marcia è partita dall’ex ghetto di Rignano, nel comune di San Severo, e si concluderà davanti alla prefettura di Foggia. Non solo Usb Molise ieri a Foggia, anche Rifondazione Comunista e Potere al Popolo, che rimarca come «Passata alle cronache come semplice incidente stradale, la morte dei poveri braccianti ai confini del Molise ci racconta tragicamente, ancora una volta, le drammatiche condizioni di vita e di trasporto dei lavoratori in nero (per cui i migranti pagano persino), sfruttati fino allo sfinimento e del fenomeno atavico e pericoloso del caporalato. La lotta allo sfruttamento della manodopera non è mai stata tra gli obiettivi degli ultimi governi, troppo legati agli interessi delle imprese che dal lavoro nero e dal caporalato traggono profitto. Bisognerebbe qui ragionare seriamente sugli effetti della terribile legge Bossi-Fini che produce scientemente clandestinità, manodopera ricattabile e sottopagata. Un “esercito di riserva” che fa comodo a padronati e latifondisti. Il Molise poi non è affatto immune dal fenomeno del caporalato, infatti i braccianti si spostano spesso dalla capitanata alle campagne circostanti Campomarino. Nei giorni scorsi abbiamo assistito a Termoli alla roboante campagna mediatica del sequestro dei giochi da spiaggia di alcuni abusivi, con grande orgoglio delle forze dell’ordine impegnate sul territorio nel contrasto ad un fenomeno tanto “pericoloso” come quello della vendita di salvagenti e gonfiabili. Se lo stato di legalità vale per le spiagge, il rispetto dei diritti dei lavoratori e i diritti di cittadinanza per noi valgono ancora di più, valgono sempre e ovunque. Per questo Rifondazione Comunista aderisce e partecipa attivamente allo sciopero dei braccianti indetto per la giornata dell’8 agosto dall’Usb. Convinti che l’unica risposta contro la mercificazione e la schiavitù sia l’unità di tutti i lavoratori, sosteniamo ogni iniziativa di contrasto al caporalato quale punto di partenza e non di arrivo di una lunga e impegnativa lotta per l’alternativa di sistema e questo perché -mutuando un passaggio di un bel articolo del compagno Gianluca Nigro- la lotta dei lavoratori nelle campagne è soprattutto lotta di classe, una lotta materiale dove entrano in gioco i corpi, i picchetti, le minacce e il coraggio. Una lotta di potere, di chi ha tutto contro, di chi non ha da perdere che le catene dello sfruttamento e il filo spinato della frontiera e del mare». Stesso tenore nelle corde polemiche da Potere al popolo, che con una delegazione ha partecipato alla marcia organizzata dai braccianti di Foggia e della Capitanata in memoria dei 16 compagni di lavoro morti – 4 sabato scorso sulla Provinciale 105 e altri 12 nell’incidente occorso ieri sulla Statale 16, nei pressi di Lesina – mentre tornavano dai campi dove avevano lavorato alla raccolta dei pomodori per la miserabile paga di 1 euro a quintale. Il corteo, che partirà da Torretta Antonacci (ex ghetto di Rignano) per concludersi davanti alla Prefettura di Foggia, accompagnerà e sosterrà lo sciopero deciso dalle centinaia di braccianti che domenica sera si sono riuniti in assemblea con l’Unione Sindacale di Base». Nel pomeriggio una seconda iniziativa a Foggia, alla quale hanno aderito Cgil, Cisl e Uil e diverse associazioni, per ricordare i 16 braccianti morti negli ultimi giorni sulle strade del foggiano in due incidenti stradali. «Saremo ovunque c’è da difendere la dignità del lavoro – ha detto il coordinatore nazionale di Mdp, deputato di Liberi e Uguali, Roberto Speranza arrivando al corteo a Foggia -. Nei procedimenti penali che avranno ad oggetto la persecuzione del caporalato noi ci saremo a sostegno della pubblica accusa con gli strumenti che il codice di procedura penale mette a disposizione». Per la delegazione la Cisl Abruzzo-Molise e la Fai-Cisl Abruzzo Molise, nelle persone della segretaria confederale Maria Pallotta e del segretario Fai Raffaele De Simone sono state presenti alla manifestazione svolta a Foggia per rivendicare il lavoro regolare in agricoltura. Alla manifestazione sono presenti il Segretario Nazionale Cisl Andrea Cuccello, la responsabile nazionale per le Politiche migratorie Liliana Ocmin e la segreteria nazionale Fai-Cisl Raffaella Bonauguro
«La Fai ha avviato da mesi la campagna Sos Caporalato 800.199.100, numero verde dove denunciare sfruttamento da lavoro agricolo, così come invitiamo le aziende sane a sottoscrivere i contratti provinciali fermi da troppi anni in molte province. L’introduzione o meglio reintroduzione dei voucher in agricoltura non vanno verso il lavoro sano in questo settore. Troppi infortuni molto spesso mortali, manodopera sottopagata e altri tipi di sfruttamento non fanno della nostra nazione un paese adeguato con o tempi. Il rispetto dei lavoratori a prescindere dalla nazionalità va garantito e tutelato. Vanno rafforzate le iniziative avviate nelle ns regioni le quali devono avere maggior continuità e denunciare le carenze di tutele contrattuali. Le presenze a Foggia devono avere la spinta necessaria a costruire il giusto e buono lavoro, ma vanno additati è condannati chi non è in linea con la regolarità retributiva, contributiva e rispetto delle regole del lavoro». A Foggia, in compagnia di Speranza e del governatore Emiliano anche la deputata molisana Giusy Occhionero, di LeU. «Quando si parla della tutela dei diritti la sinistra deve essere presente e deve rivendicare, con forza, la tutela dei diritti dei lavoratori che, negli ultimi anni, sono stati pericolosamente rimessi in discussione. Servono tutele per chi lavora e sgravi fiscali per le imprese che assumono. Serve un’azione forte per tutelare il lavoro che la politica economica del governo lega-5stelle ha invece indebolito».

 

Intanto la Procura dauna costituisce una task-force

Prosegue la duplica indagine sulla strage di Ripalta alla Procura di Foggia. Accertamenti sono in corso sulle aziende, una molisana, che ha sede a Campomarino, e altre pugliesi, per le quali lavoravano i 12 braccianti nigeriani morti il 6 agosto scorso nel tragico schianto all’altezza dello svincolo per Lesina sulla Statale 16. Nell’indagine della Procura di Foggia, al momento a carico di ignoti, si ipotizza il reato di intermediazione illecita di manodopera e sfruttamento del lavoro, cioè di caporalato. «Un pool di magistrati è al lavoro per accertare le condizioni di lavoro e quelle di trasporto – spiega il procuratore di Foggia, Ludovico Vaccaro – e anche per capire se il trasporto di braccianti sui campi fosse gestito e organizzato dalle stesse aziende agricole». Al momento sono state identificate solo sette delle 12 vittime, 11 delle quali erano nigeriane e una sola, l’autista del mezzo, proveniente dal Marocco. I sette erano regolarmente assunti, come risulta dalla documentazione in corso di acquisizione. I due braccianti sopravvissuti all’ impatto, e attualmente ricoverati nell’ospedale Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo, sono stati già ascoltati dagli investigatori che hanno raccolto le loro dichiarazioni, sia per ottenere indicazioni sulla dinamica dell’incidente, sia per avere informazioni su tempi, compensi e modalità del loro lavoro nei campi.

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