Un’ora e mezzo di riunione, la decisione non è stata facilissima. Difficile anche la discussione, a tratti animata.
Il disastro di Genova impone di muoversi coi piedi di piombo quando di tratta di riaprire infrastrutture chiuse, anche se solo in via precauzionale. Figurarsi poi se, come nel caso della Bifernina, il tratto interdetto al traffico otto giorni fa e ripristinato ieri si trova vicino all’epicentro di uno sciame sismico che va avanti dal 14 agosto.
Dalle 10.20 a mezzogiorno se ne è discusso al tavolo della Prefettura che coordina i soccorsi.
Insieme al prefetto Maria Guia Federico, il governatore Donato Toma (con lui l’assessore ai Lavori pubblici Niro e i capidipartimento Giarrusso e Pillarella), il questore Caggegi, il direttore regionale dei Vigili del fuoco Vallefuoco, i vertici dei Carabinieri e della Guardia di finanza, il presidente della Provincia Battista, la Protezione civile, Molise Acque, l’Asrem e, naturalmente, l’Anas: ente proprietario e gestore della statale 647.
Il responsabile dell’area compartimentale Roberto Sciancalepore ha illustrato le risultanze delle verifiche effettuate dal 17 agosto in poi e la proposta di riapertura. Durante l’attesa si è percepito qualche momento di tensione, qualche scambio più acceso. Poi, però, previsioni rispettate: dal primo pomeriggio di ieri stop alla deviazione che ha riportato il Molise agli anni ’60 (sulla ‘veecchia 87’ passando all’interno di Casacalenda e Larino).
Condivisa e ufficializzata la decisione, il traffico da Campobasso a Termoli (e viceversa) è tornato sull’arteria originaria. Operativamente ci è voluta qualche ora per allestire la segnaletica e ripristinare le indicazioni direzionali. Dalle 17 in poi, si transitava.
«Buone notizie – ha detto il presidente della Regione Donato Toma appena dopo il vertice al Palazzo del Governo – Oggi pomeriggio la Bifernina riapre ufficialmente. Bisogna però rispettare le regole, le restrizioni, i segnali stradali, il limite di velocità perché la Bifernina è sicura se si rispettano le regole, se non si rispettano le regole non è più sicura».
Più nel dettaglio è scesa la prefetta Federico. «Le modalità della riapertura sono quelle contenute nel provvedimento dell’Anas, ci sono innanzitutto limitazioni di velocità a 50 chilometri orari. Faremo naturalmente i controlli, se del caso anche con strumentazione autovelox, perché si tratta di sicurezza collettiva. Abbiamo riaperto il tratto perché ci rendiamo conto che è capillare e fondamentale per i comuni oltretutto investiti dal terremoto, però per una questione di sicurezza di tutti ci sono limitazioni di velocità e restringimenti della carreggiata. Non ci sarà un senso alternato, ma la carreggiata in alcuni punti è ridotta a 3,50 per evitare di caricare su determinati giunti che sono a posto ma che si sono un attimino sensibilizzati a seguito degli eventi sismici».
Le domande, come è fisiologico in questi casi, sono arrivare spontanee: perché restringere la carreggiata sopra alcuni giunti? Cosa è emerso dalle verifiche Anas? «Le verifiche dell’Anas – ha risposto la prefetta – sono estremamente rassicuranti. A titolo precauzionale, dal momento che avete tutti sentito le dichiarazioni del capodipartimento della Protezione civile (giovedì Borrelli ha ribadito che la Grandi rischi non esclude la possibilità di scosse più forti e che finché non cessa lo sciame l’attenzione resta alta, ndr), abbiamo deciso di riaprirla con le limitazioni che vi ho illustrato». E ha aggiunto: «Il viadotto è stato verificato, che va bene, però siccome c’è una previsione di questo tipo in atto lo riapriamo con delle cautele che sono fondamentali per la sicurezza di tutti. Non ho detto che non è sicuro, altrimenti non lo avremmo riaperto».
Quanto alla diga del Liscione, al tavolo di piazza Pepe la conferma: è monitorata costantemente e allo stato non presenta criticità particolari. Sono state anche installate sull’infrastruttura centraline di monitoraggio con collegamento alla rete di monitoraggio del dipartimento di Protezione civile.
r.i.

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