Nell’era digitale, il territorio resta fondamentale per la politica.
Questo il fulcro del contributo portato alla festa nazionale dell’Udc a Fiuggi dal presidente del Consiglio regionale del Molise Salvatore Micone.
«Il territorio rappresenta il luogo dove esiste ancora il fare politica, che si traduce nell’ascolto e nell’interazione col cittadino. Il quadro politico – ha affermato – ci ricorda che bisogna dare risposte ai cittadini e lavorare sul territorio sui temi che più sono sentiti dalla popolazione, quali sicurezza, lavoro, sanità, ambiente, sviluppo. L’ascolto del territorio e delle istanze dei cittadini deve essere alla base di ogni buona azione politica ed amministrativa».
Alle sedi di partito si sono sostituite le piattaforme sulla rete. Al partito di massa, quello digitale.
Spicca in questo quadro «una reazione a una situazione politica in cui l’ascesa del partito di massa è coincisa con un’erosione delle forme di partecipazione di massa alla democrazia interna dei partiti che hanno determinato una crisi della rappresentanza, della percezione vissuta dalla popolazione di non avere voce e scelta sulle decisioni politiche. Alla radice di questi partiti c’è non solo la disperazione e l’ansia di fronte ai fallimenti del sistema economico e politico, ma anche la speranza e l’entusiasmo verso le nuove forme di comunicazione, le nuove pratiche sociali e forme di organizzazione e rappresentanza che danno vita a nuove forme di partecipazione democratica di massa attraverso l’uso di tecnologie digitali».
Ma il rovescio della medaglia, ha evidenziato Micone, è che «ciascuno di noi si illude di essere libero nella navigazione, ma rischia di trovarsi rinchiuso in camere dell’eco frequentate da chi la pensa sostanzialmente allo stesso modo e finisce con l’avere idee ancora più estreme di quelle maturate all’inizio, convincendosi ulteriormente della propria opinione e rifiutando quella altrui con superficialità. È necessario, in generale, re-intermediare e ricucire quelle parti apparentemente distanti della società che sembrano non poter e voler più interagire. Questo ambizioso scopo può essere raggiunto solo dalla politica. Le élite politiche tradizionali ed i partiti tradizionali spesso vengono stigmatizzati e criticati. Più si appellano ai fatti, più sembrano sortire paradossalmente l’effetto opposto. Il primo passo è ricreare un tessuto di fiducia, disporre di punti di riferimento. Prima uno di questi era il partito, quasi inossidabile nel suo ruolo. Politica e rete, quindi, possono e devono coesistere. Il cittadino – ha concluso – non deve sentirsi coinvolto solo al momento del voto, al cui appuntamento spesso arriva demotivato e scettico. Deve tornare a sentirsi un soggetto attivo. Seguendo questa direzione, il nostro partito potrà dare risposte al territorio, solo se gli ridiamo la possibilità concreta di tornare a formulare domande».

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