Favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e fraudolento affidamento diretto del servizio di raccolta dei rifiuti: queste le accuse nei confronti del sindaco di Riace, Domenico Lucano, arrestato dalla Guardia di Finanza che ieri mattina ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal gip del Tribunale di Locri, che dispone gli arresti domiciliari nei confronti del primo cittadino e il divieto di dimora per la sua compagna, Tesfahun Lemlem, nell’ambito dell’operazione denominata ‘Xenia’.
Secondo la procura Lucano, diventato in questi anni il simbolo dell’accoglienza, organizzava «nozze di convenienza tra riacesi e straniere».
La misura cautelare rappresenta l’epilogo di approfondite indagini, coordinate e dirette dalla Procura della Repubblica di Locri, svolte in merito alla gestione dei finanziamenti erogati dal ministero dell’Interno e dalla prefettura di Reggio Calabria al Comune di Riace, per l’accoglienza dei rifugiati e dei richiedenti asilo politico.
La notizia dell’arresto del primo cittadino di Riace ha aperto un aspro dibattito: numerosi i partiti e gli intellettuali che hanno espresso solidarietà a Lucano, da Saviano, al governatore del Lazio Zingaretti, al sindaco di Napoli De Magistris, fino a Pietro Grasso. Dall’altra parte delle barricate gli esponenti del governo gialloverde.
« Chissà cosa diranno adesso Saviano e tutti i buonisti che vorrebbero riempire l’Italia di immigrati. Io vado avanti. Porti chiusi, cuori aperti», ha scritto su Twitter il ministro degli Interni Matteo Salvini. Sulla stessa linea il Movimento 5 Stelle che ha parlato di «fine del business sui migranti e del sistema di accoglienza targata Pd».
Anche in Molise non sono mancate le reazioni: vicinanza al sindaco Lucano è stata espressa da Casa del Popolo di Campobasso, al grido de «L’esperienza di Riace non si arresta».
«Una delle prime iniziative di Casa del Popolo – ricordano – è stata la presentazione del libro di Tiziana Barillà “Mimì Capatosta” che racconta la straordinaria esperienza di Riace e del suo sindaco Mimmo Lucano nell’accogliere i migranti nel piccolo paese calabrese.
Oggi la Procura di Locri ha ordinato l’arresto di Mimmo con l’accusa di favoreggiamento all’immigrazione clandestina.
Vogliamo dare a Mimmo la nostra solidarietà, fargli sentire che non è solo, che un governo che alimenta l’odio e una magistratura che criminalizza le lotte non possono stroncare un’esperienza che ha mostrato come si possa davvero costruire un altro mondo.
Mimmo Lucano è stato premiato e studiato in tutto il mondo per aver fatto rinascere, con l’integrazione dei migranti, un borgo ormai spopolato e abbandonato.
Il mondo lo ammira, l’Italia lo arresta
Riace era disabitata, oggi vive in un incontro di culture e persone di diversa provenienza. Riace ha dato uno schiaffo a chi ha dipinto il fenomeno migratorio come un problema, come una paura.
Riace, nel suo piccolo borgo, ha dimostrato a tutti che la realtà è in mano nostra e che non c’è nulla di già scritto.
Lo Stato, oggi, fa la guerra al sindaco di un piccolo paese calabro perché ha cercato di aiutare degli esseri umani, perché ha deciso di rimboccarsi le maniche e lavorare davvero per costruire un mondo diverso.
Un atto gravissimo, un segno di quel degrado autoritario che minaccia i principi stessi della nostra Costituzione. Contro quest’arresto bisogna alzare più alta possibile la voce dell’indignazione.
Al Mimmo ed alla sua compagna, colpita da un vergognoso provvedimento di divieto di dimora, va la tutta la nostra più completa solidarietà e complicità, con il sostegno e l’adesione a tutta l’indispensabile mobilitazione antirazzista e antifascista».

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