Cominciarono l’avventura in Regione con l’assistenza tecnica per l’alluvione. Era il 2003: i contratti di collaborazione coordinata e continuativa con l’assessorato all’Agricoltura sono stati rinnovati sempre fino al 2010. E nel frattempo questi ragazzi erano impiegati anche nei lavori d’ufficio, altro che co.co.co.
Otto anni fa, sono ‘usciti dal giro’. Contratti scaduti, per qualche mese anzi hanno continuato a lavorare senza formalità.
Si sono quindi rivolti a un legale, Gianluca Pescolla dello studio Di Pardo, e già in Tribunale hanno ottenuto una vittoria parziale. Il giudice di primo grado, infatti, ha riconosciuto a ciascuno dei quattro ex collaboratori della Regione, un indennizzo per i mesi di attività ‘in nero’ per la Regione. In Corte d’Appello è andata ancora meglio. La sezione Lavoro della Corte infatti ha condannato l’ente al pagamento di dieci mensilità per ciascuno di loro come risarcimento danni. Il valore di ogni mensilità è quello dell’ultimo stipendio che hanno percepito da collaboratori. La sentenza è importante perché censura l’uso eccessivamente reiterato dei contratti di collaborazione e il fatto che concretamente questi collaboratori erano adibiti ad attività d’ufficio e non solo legate all’assistenza tecnica delle pratiche post alluvione.
Un modus operandi molto in voga nella Pa dell’ultimo ventennio, una ‘brutta’ abitudine che non è solo della Regione Molise quindi.
L’avvocato Pescolla si dice soddisfatto per il verdetto di secondo grado dal punto di vista economico, un notevole passo avanti rispetto al solo indennizzo per i mesi di lavoro irregolare.
«Umanamente – aggiunge – la soddisfazione più grande sarebbe stata ottenere il riconoscimento del diritto alla stabilizzazione ma c’è un ostacolo legislativo poiché agli organici della pubblica amministrazione si accede solo per concorso».
Sono tante, però, le persone che si trovano nella stessa situazione dei suoi assistiti e che, dopo aver saputo di questa sentenza, potrebbero tentare comunque la strada del risarcimento. Altrettanto numerose, conferma Pescolla, le cause simili che sono già in itinere nei confronti di molte pubbliche amministrazioni.

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