Nonostante le tante difficoltà con cui fa i conti l’economia molisana, nei primi sei mesi del 2018 l’occupazione in Molise ha ripreso a crescere. «Secondo la Rilevazione sulle forze di lavoro dell’Istat – viene evidenziato nel rapporto della Banca d’Italia – gli occupati sono aumentati dell’1,8% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, in linea con il Mezzogiorno (1,6%) e in misura superiore rispetto all’Italia (1,2%). La ripresa è stata trainata dal settore dei servizi e dell’industria in senso stretto e ha riguardato soprattutto la componente maschile.
La riduzione dell’occupazione autonoma è stata più che compensata dall’aumento dei rapporti di lavoro alle dipendenze. L’offerta di lavoro ha continuato a crescere (0,9%; 0,7% in Italia). Il tasso di attività è passato dal 60,7 al 60,9%, mentre il tasso di disoccupazione è calato al 13 % (dal 14,6 nella media del 2017). Secondo i dati dell’Inps, nei primi nove mesi del 2018 le ore autorizzate di Cassa integrazione guadagni si sono più che dimezzate rispetto allo stesso periodo del 2017.
«Vi ha contribuito il netto calo – si legge nel rapporto – degli interventi straordinari e in deroga, che ha più che compensato l’incremento di quelli ordinari».
Secondo i dati della Banca d’Italia si è invece rafforzata l’espansione del credito all’economia. Alla crescita hanno contribuito sia la ripresa dei prestiti alle imprese, seppure limitata a quelle di maggiori dimensioni e ai settori manifatturiero e terziario, sia l’ulteriore espansione dei prestiti alle famiglie, alimentati dai mutui per l’acquisto di abitazioni e dal credito al consumo. L’andamento dei prestiti è stato favorito da una moderata espansione della domanda, in presenza di politiche di offerta nel complesso distese. La qualità del credito ha continuato a migliorare: il flusso di nuovi crediti deteriorati si è ancora ridotto, riducendo ulteriormente il divario con il dato medio nazionale. L’accumulazione di depositi bancari si è intensificata, anche grazie al contributo delle imprese, tornato a essere significativo. È invece ancora diminuito il valore ai prezzi di mercato dei titoli custoditi presso le banche e, tra questi, la crescita dei fondi comuni di investimento ha nettamente rallentato.

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