L’immigrazione è un tema diventato ormai quotidiano, ma non sono solo gli stranieri a muoversi, sono anche gli italiani.
Secondo uno studio dell’Istat sulla “Mobilità interna e migrazioni internazionali della popolazione residente” nel 2017 la mobilità interna totale è di 1 milione 335mila trasferimenti, un +0,2 rispetto al 2016. I movimenti tra regioni diverse è pari a 323mila unità (-0,6%), mentre quelli all’interno delle regioni sono pari a 1 milione 12ila (+0,5%).
Per quanto riguarda l’attrattività delle regioni, il Molise risulta al terzultimo posto con un -3,5 per mille residenti. È seguita dalla Basilicata (-4,0 per mille) e la Calabria (-4,2 per mille). Le regioni, invece, che attraggono di più sono l’Emilia Romagna (+2,9 per mille), il Trentino Alto Adige (+2,7 per mille), la Lombardia e il Friuli Venezia Giulia (entrambe +1,8 per mille).
Si conferma, dunque, la direttrice tradizionale Mezzogiorno-Centronord. Infatti, negli ultimi venti anni la popolazione del Sud Italia è diminuita di 1 milione 174mila unità.
Ormai non sono più solo i giovanissimi a trasferirsi, infatti quasi la metà degli spostamenti (49,5%) riguarda persone di età tra i 15 e i 39 anni. Tra questi, i più giovani si trasferiscono verso i grandi centri urbani, mentre i più maturi verso aree provinciali di minore dimensione.
La propensione dei cittadini stranieri agli spostamenti interni è del 4,6%, più del doppio di quella degli italiani. Le iscrizioni anagrafiche dall’estero del 2017 ammontano a oltre 343mila unità, in aumento del 14% rispetto il 2016 e quattro su cinque sono di cittadini stranieri (301mila, +14,5%).
I flussi più consistenti sono quelli dei rumeni (43mila, -3,9% rispetto al 2016), seguiti da nigeriani (23mila, +58,4%) e marocchini (16mila, +7,1%). In calo cinesi e indiani, rispettivamente -9% e -22,6%.
In Molise e in Sardegna la maggioranza di immigrati sono nigeriani, mentre in Campania bengalesi, in Friuli Venezia Giulia pakistani.
Gli italiani che si spostano all’estero la maggior parte hanno un titolo di studio medio-alto (41,8%) e i Paesi preferiti sono: Regno Unito (18%), Germania (16,1%), Francia (10,8%) e Svizzera (9,1%).
Anche gli emigrati italiani diplomati sono aumentati tra il 2013 e il 2017 del 32,9%.
«Il Mezzogiorno d’Italia si sta letteralmente svuotando e il tutto sta avvenendo in un silenzio assordante – ha dichiarato l’eurodeputato e membro della Commissione industria, ricerca e energia al Parlamento europeo Aldo Patriciello -. I dati purtroppo parlano chiaro: in 20 anni un milione e 174mila persone si sono spostate dal Sud al Centronord. Un vero e proprio esodo biblico che non solo impoverisce tutto il sud, ma che mina alle fondamenta lo sviluppo delle nostre regioni nei prossimi anni. L’analisi di questi dati non stupisce se confrontata con il Pil del Mezzogiorno che, come registrato dal Report sui conti economici territoriali, è inferiore al nord del 45%. Ci stiamo abituando, insomma, a considerare normale ciò che normale non è. Assistendo inermi – ha spiegato l’europarlamentare azzurro – alla terza ondata migratoria di massa dal Mezzogiorno d’Italia nel giro di poco più di un secolo. Con una differenza fondamentale: mentre a fine Ottocento partivano le famiglie e negli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento i padri, oggi a partire sono i figli. Stiamo mandando all’estero il nostro futuro più colto e preparato: un’assurdità. Quello che preoccupa ancora di più è l’assoluta mancanza di dibattito al riguardo: mentre non si fa altro che parlare di migranti del Mediterraneo e dei loro diritti, a nessuno interessa la condizione di centinaia di migliaia di meridionali, costretti ogni anno ad abbandonare la propria terra in cerca di condizioni lavorative migliori. Migranti di serie B, insomma, la cui sorte non ottiene la grande rilevanza mediatica raggiunta invece dai grandi fenomeni dell’emigrazione globale. Credo invece sia giunto il momento di affrontare su tutti i tavoli istituzionali – regionali, nazionali ed europei – il problema nella sua complessità e gravità. Incominciare a discuterne in maniera seria è il primo passo da compiere».

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