Il procuratore Nicola D’Angelo lo ha detto a chiare lettere: il dramma della tossicodipendenza non si ripercuote solo sui consumatori, ma anche e soprattutto sulle loro famiglie. Continue richieste di denaro, minacce, furti e atti di violenza e di prevaricazione nei confronti dei propri cari che molto spesso, per paura, non sanno come reagire e si sentono impotenti. «Tanti genitori ci chiedono aiuto – aveva detto il procuratore nel corso di una conferenza stampa all’indomani dell’ennesima operazione antidroga in città – e noi consigliamo loro di segnalare anche il caso che sembra più banale, e di denunciare, pure se si tratta di un figlio, di un nipote, di una persona cara». La denuncia è infatti uno dei pochi strumenti da cui partire per aiutare chi è entrato nel giro della droga e non riesce più a venirne fuori, per avviare un percorso di recupero.
Ma non tutti trovano la forza e il coraggio per farlo. L’ha trovato invece una madre di Campobasso, esasperata e sfinita dopo l’ennesima aggressione del figlio. Lui, un giovane di 25 anni la settimana scorsa, in preda ad una crisi di astinenza, di fronte al rifiuto dei familiari di consegnarli il denaro per la dose, ha dato in escandescenze e ha distrutto il suo appartamento. Solo l’intervento della Polizia ha evitato il peggio. E così, dopo il ricovero nel reparto di Psichiatria, gli agenti della Squadra Mobile hanno dato esecuzione ad una misura cautelare in carcere emessa dal giudice per le indagini preliminari dal locale Tribunale su richiesta della Procura della Repubblica di Campobasso. La misura è stata applicata perché il giovane tossicodipendente è indiziato di reiterati maltrattamenti ai danni della madre.
La sua condotta, diretta sia al sistematico danneggiamento di quanto era presente in casa sia all’aggressione fisica di familiari, era diventata nel tempo sempre più violenta al punto da indurre i congiunti a fuggire di casa a tutela della propria incolumità.
Le sue azioni nascevano dal rifiuto dei familiari di fornire il denaro necessario per l’acquisto di sostanze stupefacenti. Lo stato di astinenza ha poi ulteriormente accentuato la condotta aggressiva che si è manifestata anche in presenza del personale della Polizia di Stato.
La denuncia della madre e gli altri elementi acquisti hanno permesso alla Procura di richiedere il provvedimento a tutela dei familiari e dei terzi rispetto a condotte violente dell’indagato.
«La vicenda – sottolinea il procuratore della Repubblica Nicola D’Angelo – ripropone in tutta la sua drammaticità il vissuto di tante famiglie con tossicodipendenti che a causa dell’uso di sostanze stupefacenti diventano pericolosi per se e per gli altri rendendo insostenibile la convivenza al punto che la prospettiva del carcere per un figlio diventa preferibile alla prosecuzione di una vita fatta di sofferenza e di emarginazione».
Ma le forze dell’ordine e la Procura non possono combattere la battaglia da soli. Sono troppe le famiglie che chiedono un supporto e progetti seri che aiutino i propri cari a disintossicarsi. I medici e il personale del Serd fanno quello che possono, ma con 3000 pazienti in cura – stando alle ultime cifre diffuse – è difficile far fronte ad un fenomeno che in Molise ha assunto i connotati della vera emergenza.

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