Nel sentimento comune, che l’esposizione ad agenti inquinanti sia dannosa per la salute è un dato pacifico. Per la scienza, per la programmazione sanitaria chiamata alle azioni necessarie laddove si riscontri che una determinata area sia pericolosa per gli uomini nonché per le conseguenze giuridiche – per esempio in tema di eventuali risarcimenti – la correlazione va provata.
Non è facile. La storia che racconta Antonio Giordano – oncologo napoletano da 30 anni in America che ha denunciato la situazione della Terra dei fuochi – dimostra che le istituzioni spesso fanno resistenza. Che la politica negli anni passati ha coperto quello che medici e cittadini al contrario intuivano e chiedevano di poter accertare.
Per questo assume ancora più rilievo il fatto che Asrem e Regione, invece, scommettano sull’attivazione di un Registro tumori animali. Strumento che è già partito e vede la collaborazione dell’azienda sanitaria con l’Università Federico II di Napoli. Un progetto pilota, presentato ieri mattina in via Petrella e che fra sei mesi vedrà un primo test sui risultati.
Perché gli animali? Perché, soprattutto quelli domestici, sono «sentinelle per eventi che potrebbero avere ripercussioni e compromissioni anche sulla salute umana, soprattutto riguardo a contaminanti ambientali. Gli animali da compagnia, condividendo lo stesso ambiente dell’uomo, hanno un minore tempo di latenza per molte patologie legate all’inquinamento ambientale. Possono perciò rappresentare un indicatore di possibili problemi sanitari umani». Così il presidente della Regione Donato Toma, che ha aperto l’incontro con la stampa, a cui hanno partecipato anche tanti veterinari e, fra gli altri, il prof Gasperi, delegato dell’Unimol, e il responsabile scientifico del Registro tumori umani Franco Carozza. Per questo Registro, la giunta di Palazzo Vitale ha approvato a novembre il regolamento e il disciplinare rimuovendo ostacoli legati alla gestione della privacy. La catalogazione dei dati, però, risente della carenza di personale – la vera nota dolente della sanità commissariata – ed è per questo che, pur a portata di mano, l’obiettivo della validazione da parte di Airtum ancora non è stato raggiunto.
Oltre ad essere un progetto pilota, il Registro animali ha anche «grandi ambizioni», ha spiegato il direttore generale dell’Asrem Gennaro Sosto. In un biennio si punta a valutare un migliaio di casi. È già prevista la geolocalizzazione, il che permette di prestare «particolare attenzione a verificare l’incidenza di cui spesso si parla senza evidenza scientifica», ha aggiunto, e capire così quali azioni di politica sanitaria bisogna mettere in campo. È, soprattutto, un’attività che si inserisce nel percorso che l’azienda da lui guidata ha intrapreso da tempo, ha rivendicato l’ingegnere: «Valorizzare, cioè, il fatto di essere piccoli. I dati diventano un focus per i fenomeni da osservare». In questa prospettiva, ha concluso Sosto, le ridotte dimensioni del Molise diventano un valore aggiunto.
Quando Antonio Giordano, direttore del dipartimento di Medicina dell’Università di Siena e dello ‘Sbarro Institute’ della Temple University di Philadelphia, chiedeva i dati sulle cause di mortalità in quella che oggi conosciamo come la Terra dei fuochi, trovava un blocco. La sua prima ricerca fu finanziata dal governo statunitense: per via della presenza della base Nato a Bagnoli, aveva convinto le autorità Usa, per loro monitorare i luoghi dove vivevano i soldati degli Stati Uniti è importante. «Attraverso questo cavallo di Troia riuscii ad avere le schede di dimissioni ospedaliere, che dieci anni fa non erano riconosciute ma era un modo per avere indicazioni immediate – ha raccontato ieri mattina – Scoprimmo 40mila casi di tumori alla mammella non intercettati dal sistema sanitario. Un incremento del 14% nelle donne sotto i 40 anni. Tre anni dopo, quando lo studio era stato pubblicato sulle riviste internazionali e noi lo avevamo portato a conoscenza del territorio esplose la terra dei fuochi». In Molise, ha osservato, «serve monitoraggio per le popolazioni che vivono vicino alle discariche». Suo padre cominciò a studiare le conseguenze dell’inquinamento sui ricci di mare. «Il Registro tumori animali è uno strumento eccezionale – ha concluso – perché l’animale dà il primo segnale su come poterci salvare».
Orlando Paciello, ordinario di anatomia patologica veterinaria alla Federico II, è il coordinatore dell’iniziativa insieme al direttore dell’unità di Igiene degli alimenti di origine animale dell’Asrem. «In Molise la sensibilità per il tema è alta e così lo sono le aspettative. Ci sono altri casi di Registri animali ma mai condivisi da Regioni e Asl. Qui si è creato un presupposto importante – ha evidenziato – per raggiungere il risultato». Attraverso i veterinari Asrem e quelli di libera professione, saranno raccolti i campioni sulle neoplasie. «Con la geolocalizzazione sappiamo da dove arrivano. La popolazione di riferimento è quella canina già censita. Il passo successivo alla raccolta è l’analisi, insieme a Giordano, di quelle che possono essere le correlazioni con la salute umana. Per esempio, il mesotelioma nei cani è evento sentinella dell’esposizione all’amianto».
L’anima del progetto, gli ha dato atto il dg Sosto, è il direttore amministrativo dell’azienda sanitaria Antonio Forciniti. A lui sono toccate le conclusioni. «Crediamo molto in questa iniziativa, è nata quasi per caso. Ma ne abbiamo compreso subito la portata innovativa e l’efficacia. Oltre al monitoraggio sulle condizioni dell’ambiente – ha sottolineato – sono interessanti anche le prospettive legate ai prodotti dell’agricoltura». La certificazione di un territorio, che magari verrà fuori come ‘sano’, fa la qualità di ciò che lì viene coltivato.
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