Non è detto che un servizio sanitario ancora alle prese con il piano di rientro non possa immaginare di mettersi in pari con chi è sempre andato meglio. Chissà: anche diventare laboratorio, best practice.
Come in ogni altro settore soprattutto dei servizi, l’innovazione consente di superare gap storici e offrire prestazioni di altissima qualità con le stesse risorse di oggi, organizzate meglio.
Un esempio, la telemedicina. Come valutarne i servizi dal punto di vista economico e gestionale è l’obiettivo che si pone il Centro nazionale per la telemedicina e le nuove tecnologie assistenziali dell’Istituto superiore di sanità con la costituzione del gruppo di studio che ieri si è riunito per la prima volta a Roma.
Ne fanno parte accademici ed esperti di economia e gestione sanitaria. Per esempio, c’è il prof Elio Borgonovi della Bocconi, un’autorità. Il Molise è l’unica regione presente con la sua azienda sanitaria e può puntare a essere protagonista di questa sfida. Nel team, infatti, è stato nominato il direttore generale dell’Asrem Gennaro Sosto. Oltre ai rappresentanti di Università come Tor Vergata, Bicocca, La Sapienza, quelli di Agenas, Federsanità e Fiaso.


«Il metodo di valutazione e il sistema di tariffazione che studieremo – ha sintetizzato Francesco Gabbrielli, direttore del Centro nazionale per la telemedicina – dovranno essere rigorosi e di omogenea applicazione su tutto il territorio nazionale, in modo da poter controllare la corretta allocazione delle risorse, ma anche flessibili nei confronti delle esigenze dei differenti territori e verso l’evoluzione tecnologica. Si tratta in sostanza della ricerca di un delicato equilibrio tra rigore scientifico ed etico, pragmatica economica e capacità di adattamento all’innovazione».
La valutazione dei servizi di telemedicina si baserà quindi su «robusti criteri tecnici, scientificamente validati sulla realtà italiana e adeguati per le strutture sanitarie pubbliche e convenzionate». La maggior parte degli studi in questo ambito infatti è stata sviluppata in Paesi dove i servizi sanitari sono in prevalenza o del tutto privati.

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