Fronte comune della Regione e dei sindacati. L’obiettivo prioritario è salvare la proroga della cassa integrazione per circa 240 persone.
Al tavolo di Palazzo Vitale le sigle di categoria Flai, Uila e Fai e i confederali (fra gli altri c’erano Raffaele De Simone, Raffaele Primiani e Roberto D’Aloia, Florinda Di Giacomo, Paolo De Socio e Rita Inncoenzi). Poi la Gam con l’amministratore Giulio Berchicci e Nicolino De Socio. E il consigliere giuridico del presidente della Regione Nunzio Luciano, i capi del I e del III dipartimento Mariolga Mogavero e Claudio Iocca, il direttore del servizio Competitività dei sistemi produttivi Gaspare Tocci.
La richiesta di esame congiunto per allungare di sei mesi la cassa straordinaria partirà. Gli adempimenti sono tutti in dirittura d’arrivo. Si tratterà di motivare meglio l’istanza in istruttoria: perché il no reiterato di Amadori alla costruzione del macello indebolisce il piano di recupero occupazionale. All’incubatoio assumerà altri operai (fino ai 60 dichiarati). Basterà? Dovrebbe.
Ma questo è il ‘male minore’. Appunto perché l’azienda di Cesena ha risposto praticamente picche all’invito di Regione e Mise a ripensarci. Anzi, ha paventato di fatto quasi una richiesta di danni. Tanto che nella riunione di ieri qualcuno ha chiesto, a questo punto, al governatore Toma di contestare ad Amadori la mancata realizzazione di un investimento da 45 milioni (che starebbe saltando per qualche centinaia di migliaia di euro, quanto costerebbe un depuratore ad hoc e una condotta d’acqua). Altri si chiedono, adesso, come mai Amadori solo due anni dopo l’acquisto perseguito a suon di rilanci in Tribunale evidenzia questi difetti del lotto. Il gruppo sostiene di aver invece sollevato da subito e in ogni sede queste eccezioni.«Adesso non è il momento della contrapposizione – la risposta del presidente Donato Toma che al tavolo ha calmato così gli animi – Amadori è un imprenditore importante come lo è il suo progetto per questo territorio. Con i sindacati abbiamo concordato che lavoriamo congiuntamente per recuperare e mantenere questo investimento in Molise». Alle tv, dopo la riunione, questa la sintesi offerta insieme a Rita Innocenzi della Cgil Abruzzo-Molise che ha parlato anche a nome delle altre sigle.
La prossima settimana sarà pubblicato il bando di vendita dell’Itam (l’azienda tessile chiusa da anni per fallimento sulla cui proprietà si trovano il depuratore e l’acqua utilizzati all’epoca da Arena). «Invierò il bando ad Amadori per riaprire l’interlocuzione col direttore generale Berti – dice Toma – Ripeto: questo è il momento di ricucire. E poi fra qualche mese si potrebbero aprire altri scenari».
Scenari diversi si stanno aprendo anche in queste ore. Venerdì Toma ha inviato al presidente del Consiglio Conte la richiesta di attivazione del contratto di sviluppo istituzionale per tutto il territorio regionale. Si tratta di un progetto di investimento sui tratturi che il governatore ha concordato, nelle linee di azione, con Invitalia. Insieme all’ad Arcuri, il 4 aprile le ultime limature nell’incontro in Prefettura a Isernia. Poi lo start.
r.i.

Il gruppo di Cesena tira dritto, nella pec lo spettro della richiesta di danni

Che la situazione sia risolvibile adesso sembra davvero impossibile.
Venerdì Amadori ha risposto all’invito del presidente della Regione e a quello, successivo, del Mise. L’invito a ripensarci e considerare se è ancora possibile realizzare a Bojano (o in siti alternativi da individuare) lo stabilimento di macellazione dei polli. Niente da fare, il gruppo romagnolo non torna indietro. Nella nota di riscontro, anzi, la conferma di quanto già paventato nella riunione del 1 aprile, quella della ‘doccia gelata’. L’azienda, cioè, ha fatto presente di aver subito danni dal ritardo con cui è stato portato avanti il progetto di investimento in Molise previsto dagli accordi siglati a Roma nel 2017. Ha evidenziato – secondo indiscrezioni accreditate – che le strategie imprenditoriali che sta mettendo in atto oggi tendono a ridurre i danni subiti.
Ha bisogno di macellare e il macello di Bojano non è pronto e nemmeno avviato? Quindi macellerà altrove, magari a Mosciano Sant’Angelo, lo stabilimento nuovo che per qualche osservatore era la dimostrazione che costruirne un altro in Molise non fosse verosimile. Osservazione che i fatti di questi giorni provano sensata, ma resterà un processo alle intenzioni. Perché è Amadori ad aver messo su carta il passo indietro e l’atto di accusa: l’azienda ha portato avanti gli accordi, gli altri no. Regione, procedure, sindacati, lavoratori. Tutti coinvolti. Al tavolo Berti salvò la Regione, non si sa se nelle note di questi giorni lo abbia fatto. Sulla stampa da Cesena dicono: solo noi abbiamo tenuto fede agli impegni… r.i.

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