Da ieri il presidio davanti ai cancelli di un’azienda che pareva abbandonata. Come la Itam lì accanto, chiusa nonostante una parte del complesso industriale ex Arena sia stata acquistata dal secondo player del pollo in Italia. Amadori, adesso, ha anche rinunciato a ricostruirla quella porzione di edificio comprata nel 2017 e destinata a riaprire i battenti come macello. Il gruppo di Cesena tiene solo l’incubatoio, di conseguenza la maggior parte dei dipendenti della Gam si può considerare ormai senza lavoro né quasi più ammortizzatori.
La cassa integrazione per i 260 addetti scade il 4 maggio. I presupposti per prorogarla di sei mesi ci sono quasi tutti. Certo, il piano occupazionale è indebolito dal passo indietro di Amadori e si attende il riparto dei 7 milioni stanziati dal governo nazionale per gli ammortizzatori in area di crisi complessa. Ma a parte questo, il rinnovo che tutti ritengono cosa fatta sarà l’ultimo.
«Noi non vogliamo sussidi, noi chiediamo il diritto al lavoro sancito dalla Costituzione», dice Antonello Di Iorio, uno dei promotori della protesta e del comitato nato spontaneamente per portarla avanti. L’obiettivo però è più ampio: rappresentare, insieme ad associazioni come la Falco e altri comitati, alle istituzioni territoriali e alle organizzazioni di rappresentanza la sofferenza di tutta l’area matesina. Non c’è solo la crisi infinita della Gam e la mancata ripartenza della filiera avicola. C’è tutto un mondo di attività e piccole e medie imprese che hanno chiuso i battenti in questi anni. Tantissimi padri e madri di famiglia che hanno perso il lavoro nel silenzio di tutti, tantissimi giovani costretti ad andarsene. Un’area che nonostante il riconoscimento come area di crisi complessa resta desertificata, senza prospettive. «Qui viviamo una condizione drammatica. Pensate che è come se a Termoli chiudesse la Fiat», aggiunge Di Iorio. «Ci siamo messi insieme per denunciare l’inerzia che viviamo sulla nostra pelle e per chiedere che la politica regionale interagisca con il governo nazionale e porti a casa risultati concreti».
L’avvio della mobilitazione ieri pomeriggio, alla vigilia del 1 Maggio. «Rivogliamo la dignità che ci è stata tolta», ha scritto su Facebook Carmine Prioriello, altro organizzatore del sit-in. L’intenzione è di proseguirlo, naturalmente anche oggi, e spostarsi a Campobasso – davanti alla Regione o alla Prefettura – quando si rendesse necessario per amplificare dare alla lotta maggiore forza.
Intanto il 2 maggio in Regione è stato convocato un incontro che riguarda proprio l’area matesina.
r.i.

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