In Molise 45 minori su 100 sono a rischio. Quasi 20mila fra bambini e ragazzi under 18 vivono in famiglie che hanno un reddito inferiore alla soglia di povertà o in cui gli adulti lavorano meno del 20% del loro potenziale. Oppure, ancora, si trovano in condizione di grave deprivazione materiale.
I dati Istat sono relativi al 2017, un tempo statisticamente vicinissimo. Li ha elaborati l’Ufficio studi della Cgia di Mestre nel rapporto sulla povertà giovanile nei Paesi dell’Ue. Cosa significa soglia di povertà in termini economici? Prendiamo la povertà relativa, che l’Istat pubblica sulla sua banca dati. Ultimo anno disponibile, appunto, il 2017. È a rischio povertà una famiglia di due persone che non riesce a spendere, per beni e servizi necessari, 1.085 euro al mese. In questa condizione, l’istituto ha censito 21 nuclei su 100 in regione. La soglia di povertà assoluta, invece, condizione in cui si è oltre il rischio evidentemente, per il Mezzogiorno è pari a 560 euro al mese.
Ma andiamo nell’area Ue, area che il 26 maggio è chiamata a rieleggere i rappresentanti al Parlamento di Strasburgo. In 20 Paesi su 28, il rischio povertà tra gli under 16 (media Ue al 24,4%) è nettamente superiore a quello riferito agli over 65 (18,2) 1. In Italia, i minori in condizioni di deprivazione economica rappresentano il 31,5% del totale (il dato per gli ultra65enni è del 22%). Solo in Grecia, Romania e Bulgaria la quota di minori a rischio è superiore alla nostra.
L’incidenza, poi, è più elevata al Sud Italia: sul poco invidiabile podio la Sicilia (56,8%), seguita da Calabria (49,5) e in Campania (47,1). Appena dietro il Molise: su 43.641 bambini e ragazzi minori, 19.464 sono in difficoltà (44,6%).
I bambini poveri studiano meno. E incontreranno maggiori difficoltà nel trovare un’occupazione. Nel 2017 i giovani tra 18 e 24 anni che avevano conseguito solo il diploma di licenza media e non stavano frequentando nessun altro corso erano il 14%, con punte del 21,2 in Sardegna, del 20,9 in Sicilia e del 19,1 in Campania. In Molise, il 12%. Per quanto riguarda la licenza media, i dati sono più risalenti (2011, ultimo censimento): l’8,61% degli italiani in età lavorativa aveva rinunciato prima di conseguirla (8,10% il dato molisano).
Un quadro preoccupante. Destinato a peggiorare, segnala senza indorare la pillola la Cgia, alla luce dei profondi cambiamenti che anche il mercato del lavoro subirà nei prossimi anni. La diffusione della digitalizzazione e della robotica darà un forte impulso alla disoccupazione tecnologica. Secondo gli ultimi dati Ocse, in Italia è a rischio un posto di lavoro su 6 (3 milioni di occupati) se, in tempi ragionevolmente brevi, non si procederà con programmi di formazione e aggiornamento delle competenze da destinare, in particolare, ai lavoratori meno istruiti.

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