Era già stato allontanato dal capoluogo a seguito della rivolta scoppiata mercoledì 22 maggio nel carcere di via Cavour a Campobasso. Martedì, però, il detenuto trasferito nella struttura detentiva di Roma Rebibbia è stato protagonista di un nuovo e violento episodio che, stavolta, ha visto il personale della casa circondariale finire in ospedale.
L’aggressione è avvenuta all’interno della sezione detentiva G.12. Secondo fonti interne il detenuto ha dapprima insultato e sputato all’indirizzo del coordinatore di Reparto e successivamente ha appiccato il fuoco all’interno della cella.
Il personale accorso è riuscito a domare il rogo e a far uscire il sovversivo che però, armato di una forchetta, ha tentato di aggredire gli agenti.
Il detenuto, con molta difficoltà, è stato poi immobilizzato ma la colluttazione ha causato contusioni e fratture al personale intervenuto, come spiega Maurizio Somma, segretario nazionale per il Lazio del Sappe, che, in una nota pubblicata da romadailynwes.it, spiega: «Un poliziotto penitenziario è finito in ospedale con due dita fratturate, il responsabile del reparto detentivo con un occhio nero e un altro collega con dei graffi sul braccio procurati da una forchetta».
«Il sistema penitenziario, per adulti e minori, si sta sgretolando ogni giorno di più. Lo diciamo da tempo, inascoltati – aggiunge il segretario generale del Sappe Donato Capece – la sicurezza interna delle carceri è stata annientata da provvedimenti scellerati come la vigilanza dinamica e il regime aperto, dall’aver tolto le sentinelle della Polizia Penitenziaria di sorveglianza dalle mura di cinta delle carceri, dalla mancanza di personale, dal mancato finanziamento per i servizi anti intrusione e anti scavalcamento. E la sfrontatezza di taluni detenuti, sempre più protagonisti di violenze contro i poliziotti penitenziari, è intollerabile e andrebbe punita con fermezza e decisione».
Un sistema al collasso, dunque, quello carcerario, che non riguarda solo il Molise ma che coinvolge tutti gli istituti italiani.

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