Una pianta antica, che evoca popolazioni tribali e Illuminismo, il capitano Cook e i suoi viaggi nell’Oceano Pacifico, gli aborigeni del continente fossile. Filo conduttore di questo viaggio che dal ‘700 porta al XXI secolo, la Melaleuca alternifolia, una pianta originaria proprio dell’Australia. La pianta del te il cui olio essenziale, oggi, è il terreno fertile per la ricerca medica condotta dal Laboratorio di Neuropatologia Molecolare dell’Unità di Neuropatologia del Irccs Neuromed di Pozzilli. Un altro tassello che si aggiunge ai successi nel campo della ricerca, pubblicato questa volta sul Journal of Pharmacognosy and Phytotherapy perché il tea tree oil, l’olio essenziale estratto dalla Melaleuca alternifolia, è stato individuato come sostanza capace di contrastare la crescita delle cellule tumorali di glioblastoma. Lo studio, condotto su cellule in laboratorio, potrebbe quindi offrire uno strumento in più per la battaglia contro un tipo di tumore maligno cerebrale particolarmente aggressivo e molto diffuso. La neoplasia viene contrastata con uno standard terapeutico composto da chirurgia, chemioterapia e radioterapia. Ma una delle caratteristiche delle cellule che compongono il glioblastoma è di sviluppare una resistenza contro i farmaci antitumorali, cosa che rende estremamente difficile combatterlo. Per questo motivo la ricerca è impegnata nello studio di nuove sostanze, anche di origine naturale, capaci di affiancarsi – o meglio adiuvare – le terapie attuali.
«Siamo naturalmente in una fase preliminare – spiega Antonella Arcella, prima firmataria della ricerca – e saranno necessari altri studi per dimostrare l’effettiva possibilità di usare il tea tree oil in ambito clinico. Ma le nostre osservazioni mostrano come questa sostanza riesca ad arrestare il ciclo cellulare ed indurre apoptosi – cioè la morte cellulare – nelle cellule tumorali. Non stiamo naturalmente parlando di sostituire le terapie convenzionali, ma di affiancarle in modo da potenziarne l’effetto». La Melaleuca alternifolia, in altre epoche e nella lontana Australia, era usata per curare ferite e ulcere. Ancora oggi l’estratto della pianta è conosciuto per l’azione antibatterica e antifungina. Ma l’elenco delle proprietà e delle virtù potrebbe essere destinato a crescere, grazie allo studio del Laboratorio di Neuropatologia dell’Irccs Neuromed.

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