Il Molise è destinato a scomparire e a scappare dalla regione non sono solo i molisani ma anche gli stranieri. È la fotografia scattata dal dossier statistico sull’immigrazione 2019, curato dal Centro Studi e Ricerche Idos in collaborazione con la Chiesa Valdese e presentato ieri all’Archivio di Stato di Campobasso.
In Molise, infatti, dal 2014 al 2018 la diminuzione della popolazione residente registrata dell’Istat è stata sensibile: 7.731 persone. Al 31 dicembre 2018 i residenti sono 305.617, con un saldo naturale negativo di meno 1808 unità rispetto ad inizio anno. Fra 2017 e 2018 il calo complessivo è stato di 2876 residenti. Il dato acquista maggiore rilevanza considerando che risente dell’emigrazione di molti giovani con formazione di alto profilo. Nel primo trimestre del 2019 i movimenti naturali della popolazione regionale segnano una diminuzione di ulteriori 558 unità (1038 morti a fronte di 450 nati), mentre il saldo demografico provvisorio, registra una popolazione residente di 304515 unità. Sembra dunque confermata la tendenza allo svuotamento demografico prevista dalla Svimez: nei prossimi 50 anni la caduta delle nascite e l’emigrazione produrranno una perdita di circo 88.000 residenti e la popolazione del Molise si ridurrà a poco più di 230mila persone, dimensioni che renderanno critica una dinamica di sviluppo autonomo e la conservazione dell’autonomia regionale.
Il Molise, nel 2018, segno comunque un aumento del Pil dell’1%, significativo rispetto al 2017, anno in cui è stata l’unica regione meridionale a registrare un andamento negativo.
Tale contesto di lieve ripresa economica è quello nel quale si muovono i recenti flussi migratori. Nonostante la sua scarsa attrattività, per i migranti bisognosi di trovare risposte immediate a necessità primarie, il Molise ha esercitato un certo richiamo. Nel 2018 il saldo migratorio complessivo con l’estero è positivo per 1400 unità (2237 iscritti e 837 cancellati). Negli ultimi anni l’incidenza dei migranti residenti sulla popolazione regionale è aumentata passando dal 2,9% del 2012 al 4,5% del 2017.
Nel 2018 però, a fronte dell’aumento della presenza di stranieri residenti in Italia e nel Meridione, 2,2% e 3%, in Molise si registra un calo dello 0,3%, che pesa maggiormente nella provincia di Isernia. Gli stranieri residenti sono 13.900, il 4,5% della popolazione complessiva (in Italia la percentuale è dell’8,7%). Il calo va valutato anche in relazione al lieve effetto prodotto dalle acquisizioni di cittadinanza.
Ad ogni modo, nonostante i dati del 2018, il Molise si conferma ancora una terra d’accoglienza. Nell’ultimo decennio alcuni gruppi nazionali si sono radicalizzati, mentre altri hanno lasciato spazio a nuovi arrivi. Confermano il loro peso le comunità romene, marocchine, albanesi, mentre compaiono e si rafforzano altre, come quella nigeriana.
Le prime otto comunità presenti in Molise nel 2018 sono quelle romena (4081-29,4%), marocchina (1404-10,1%), nigeriana (912-6,6%), indiana (587-4,2%), ucraina (523-3,8%), polacca (480-3,5%) e pakistana (421-3%).
Tra i residenti stranieri le fasce d’età più rappresentate sono quelle 18-29 anni (27,5%), 30-44 (31,8%), 45-64 (21,3%). Esse raccontano della stratificazione dei primi arrivi, della stabilizzazione e della prima generazione in Molise.
Sul fronte dell’accoglienza tra il 2017 e il 2018 si registra un calo delle presenze di immigrati pari al 28,9%: al 21 dicembre 2017 i migranti ospiti erano 2989 (il 2% del totale nazionale), mentre al 31 dicembre 2018 sono 2125.
Nonostante la diminuzione delle persone accolte e le difficoltà relative alla riduzione dei posti di lavoro nel settore, il Molise continua a registrare un approccio positivo nel favorire processi di inclusione. Sono numerosi i progetti che hanno come obiettivo l’autonomia occupazionale e la permanenza sul territorio regionale degli ospiti dei centri. I Comuni, come le associazioni locali e le cooperative, sono impegnati in diverse iniziative legate ai progetti Sprar. Si tratta, in particolare, di recupero delle filiere agricole e delle tradizioni artigiane, come a Campobasso, Ripalimosani e Jelsi; di inserimento occupazionale tramite la costituzione di cooperative agricole a Bojano e Castel del Giudice, di coinvolgimento in attività di volontariato, soprattutto da parte di associazioni ambientaliste.

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