Centinaia i feriti e il conto dei morti che inesorabile sale da ieri pomeriggio, man mano che si scava sotto le macerie.
Le scene tragiche del sisma di Durazzo scuotono il Molise: una più di tutte, i soccorritori chini su cumuli di mura sbriciolate. Impossibile non rivedere le squadre di Vigili del fuoco e volontari della Protezione civile a San Giuliano di Puglia, sulla carcassa assassina della scuola Jovine 17 anni fa.
Insieme al dolore e alla solidarietà con un popolo affine al Molise anche per la presenza da secoli di minoranze albanesi, si è messa in moto immediatamente la macchina dei soccorsi.
Ieri sera alle 22 si è imbarcata a Bari la colonna mobile della Protezione civile. Da ieri mattina all’alba (la prima violentissima scossa a Durazzo c’è stata alle 3.54 ora italiana) la direttrice del servizio regionale Alberta De Lisio è stata in contatto col dipartimento e col capo dipartimento nazionale Borrelli. La missione è stata organizzata in collaborazione con il Nufrom di Durazzo, la Regione Puglia, i Vigili del fuoco e la Provincia di Trento.
Al Centro funzionale di Campochiaro ieri, uomini e mezzi al lavoro per tutto il giorno, è stato organizzato tutto nei minimi dettagli in videoconferenza. Destinazione dei 35 uomini, volontari coordinati da un funzionario della Protezione civile del Molise, Durazzo.
«Partiamo con tre moduli, che contengono ciascuno 15 tende da sei posti. Quindi abbiamo un totale di 270 posti letto garantiti, insieme a una cucina da campo da 250 pasti con panche e tavoli. E poi – ha sintetizzato la direttrice De Lisio prima della partenza della colonna mobile per Bari – tre generatori, quattro moduli igienici e 11 mezzi per il trasporto anche delle persone. Di questi, un mezzo dedicato ad attività meccaniche, e cinque appartengono alle nostre associazioni di volontariato».
Per ora, dunque, 36 operatori ma a Campochiaro sono in attesa delle evoluzioni che saranno comunicate dal Dipartimento nazionale. Se ci sarà bisogno saranno inviati altri uomini e mezzi.
«Attendiamo informazioni dal Dipartimento, perché in questi momenti anche un sovraffollamento di personale può creare problemi. Tutto ciò che abbiamo mandato fa parte di concertazione attenta effettuata con il capo dipartimento. Abbiamo calcolato anche le volumetrie e il peso per l’allestimento sul posto. Diciamo che non si manda nulla che non sia necessario perché – ha concluso De Lisio – anche un oggetto in più potrebbe creare un impedimento all’attività di soccorso».

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