Donato Toma gli affida la transizione dell’Asrem, pur sapendo che la scelta è un campo minato. Fra incompatibilità e impossibilità a seguire due aziende sanitarie e i fisiologici fastidi di chi storcerà il naso – a Campobasso per un motivo e a Napoli e a Roma per un altro – il governatore del Molise tira dritto e si becca pure il sarcasmo del collega che glielo ha scippato. «In Molise sono in crisi di astinenza», dice – beffardo ma provocato dagli eventi – Vincenzo De Luca a fine ottobre. Poi sappiamo come è andata. Gennaro Sosto non è tornato al vertice dell’Asrem da commissario straordinario.
Toma, a voler aderire alla teoria di De Luca, non è l’unico in crisi di astinenza. Audizione dei commissari della sanità in Consiglio regionale. Dal generale Angelo Giustini un attestato di stima – che spicca in un intervento per il resto quasi una requisitoria – per l’ingegnere che da settembre guida l’Asl Napoli 3. Giustini elenca fra gli eventi avversi a cui ha dovuto far fronte «le dimissioni del collega, bravissimo, Gennaro Sosto che ci ha lasciato dal 1 settembre per altro incarico autorevole. Ottima persona, mi sono raccordato con lui in maniera splendida, sempre a trovare soluzioni anche un po’ ‘improvvisate’ pur di non chiudere un reparto. Abbiamo sentito la sua assenza, io e la dottoressa», dice riferendosi a Ida Grossi.
La sub è seduta accanto a lui. Durante la sua relazione, anche Grossi va in crisi di astinenza. Ringrazia Asrem per il recente trasferimento della stroke unit a Campobasso e quindi la realizzazione della rete di telestroke con Termoli e Isernia. «Un lavoro impostato dal dottore Sosto che non è riuscito a vederlo finito…», sottolinea attribuendo la paternità a chi ce l’ha.
Divisi su tutto, i litiganti della sanità molisana sembrano condividere solo la stima e il rimpianto per Sosto. E disegnano così la metamorfosi – e il riscatto – del manager arrivato nel 2016 dalla Calabria. Allora ospite (quasi) indesiderato, oggi che ha terminato il suo mandato qui diventa il direttore generale che per il Molise è stato un peccato perdere. Col senno di poi. Naturalmente.

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