Il suo è il volto simbolo della transumanza. La sua famiglia custodisce da secoli il rito della migrazione e lo porta avanti rinnovandolo nel fascino che travalica i confini nazionali ed europei anche grazie ai media.
«La soddisfazione è tanta, siamo tutti emozionati. Vediamo parte dei nostri sacrifici ripagati e, in questa giornata, pensiamo a nonno Felice, il capostipite di quella che è la nostra transumanza oggi e a zio Antonio», dichiarano i Colantuono di Acquevive di Frosolone
Carmelina Colantuono ha seguito la candidatura dal primo momento alla votazione di ieri. «Dieci anni fa a Campobasso – ricorda – ne abbiamo parlato per la prima volta, poi, un passo dopo l’altro, e con il supporto di tanti territori italiani, Paesi europei e un pool di esperti coordinato dal professor Pier Luigi Petrillo, si è arrivati a Parigi per formalizzare la richiesta di candidatura ufficiale. Con Nicola Di Niro, direttore di Asvir Moligal, abbiamo fatto il possibile per regalare questa gioia alla pratica della transumanza e al Molise. L’impresa è stata possibile solo grazie al partenariato che ha coinvolto tanti territori italiani, dalle Alpi al Meridione, che condividono con noi la pratica della transumanza. Senza unità d’intenti non avremmo mai ottenuto questo risultato. Ringraziamo perciò tutti quelli che ci sono stati vicini. Parlo delle istituzioni romane che hanno fatto tanto».
La transumanza dei Colantuono si svolge nell’ultima settimana di maggio. Una lunga carovana di centinaia di bovini e decine di mandriani, da San Marco in Lamis ad Acquevive di Frosolone: 180 chilometri in quattro giorni, dormendo vicino al fuoco o nelle chiesette lungo il cammino, sui vecchi tratturi, le autostrade verdi, che in alcune zone del Molise offrono ancora la maestosità della larghezza originaria, i famosi 60 passi napoletani, circa 111 metri.

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