Non è un libro compiacente. La vittima non provoca compassione. A tratti, dice l’autrice e conferma la sua intervistatrice, diventa anzi un personaggio seriamente antipatico.
Si chiama Maria, la vittima che non lo è fino in fondo, e viene abusata, bambina, da suo padre. Un ambasciatore, uomo di successo. Malato? Comunque mai ‘mostro’.
Anna Giurickovic Dato ha 28 anni. La figlia femmina è il suo primo romanzo. Al Livre di Campobasso, che è una delle città della sua vita, la chiacchierata bella e sincera con la giornalista Sabrina Varriano che l’ha intervistata. Le letture e le domande di Stefano Sabelli, l’introduzione di Giovanni Mancinone per Assostampa che ha voluto l’iniziativa.
Giovanissima, Anna Giurickovic Dato ha una scrittura adulta in modo naturale ma anche la consapevolezza – si coglie mentre racconta di sé e di come è nata e cresciuta la storia di Maria – di un metodo, il suo. Rabat e Roma sono i luoghi di questa vicenda disturbante. A Rabat non è mai stata, ma ci sono i racconti degli amici e c’è Google Streetview a solleticare e sollecitare l’intuito della narratrice.
Dunque, la storia. Non solo la pedofilia, l’incesto. Tema ancora tabu, eppure viviamo nell’epoca in cui non c’è nulla di cui non si possa parlare, l’epoca dei limiti superati con superficialità e senza attenzione alcuna. L’incesto è tuttavia scabroso. E qui avvelena, peraltro, una famiglia dell’alta borghesia. La madre non vede. Veramente non vede? Maria cresce coltivando con lei un rapporto di contrasto via via più forte. Poi il padre muore in circostanze sospette, Maria e sua madre si trasferiscono a Roma. La ragazza si trasforma in moderna Lolita. Vittima e carnefice.
Sono le definizioni mancanti, perché impossibili nella vita vera che come colori a volte ha la scala di grigi, a definire forse la cifra di questo romanzo. Non c’è vittima che non sia carnefice, non c’è carnefice che a tratti non appaia vittima. Durante la serata, in nessun contributo alla conversazione compare, nemmeno aleggia, la parola ‘mostro’ riferita al padre. È letteratura e non diritto penale o etica. La letteratura è lo stimolo a considerare le mille facce della realtà, andando oltre le proprie sicure e comode convinzioni. Anna Giurickovic Dato ha trovato la maniera migliore per illuminare la faccia peggiore, con una storia che si fa notare ma non ammicca e non cede al puro dato commerciale. Una storia scomoda ma non ruffianamente strillata. Silenziosa come le stanze di una famiglia perbene epperò deviata.
La figlia femmina, edito da Fazi, è candidato al premio Strega. Una soddisfazione piena a Campobasso. Anna Giurickovic Dato, figlia della ex senatrice Ds e prof universitaria Cinzia Dato (nella serata al Livre mamma orgogliosa e raggiante), in città insieme alla sorella ha trascorso gli anni dell’infanzia e dell’adolescenza. E anche per questo la sala è affollata e attenta. Arriva perfino Augusto Massa, di cui (era sindaco) Cinzia Dato fu assessore alla Cultura. Non mancano tanti volti di allora, un tempo in cui anche la politica era (oggi sembra così) tutt’altra cosa, migliore.
r.i.

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