La cultura può creare lavoro, dare occupazione e contribuire alla ripresa e allo sviluppo del Molise. Un modello diverso di sviluppo e, potenzialmente, più duraturo di quello fin qui basato solo sull’industrializzazione perché punta sui talenti. Tutto questo si può realizzare, a patto che la politica ci creda e orienti anche in questo settore investimenti seri.
Domenico Calleo, presidente di Confcooperative Molise, ha disegnato così il quadro entro cui si muove l’azione della sua organizzazione per la cultura. Il 14 giugno al Teatro del Loto un convegno dal titolo ‘Non tutto ciò che è pubblico è statale’. Lo organizza Confcooperative insieme a Federcultura.
Essenziali le linee direttrici entro cui muoversi, ha spiegato il responsabile regionale di Federcultura Antonio Ruggieri. «La necessità di una legge quadro per la cultura», innanzitutto. Perché «questa attività dovrebbe prima di ogni cosa tutelare i lavoratori». A cominciare da coloro che sul territorio, per esempio con le Pro loco, promuovono le tradizioni ma Ruggieri pensa anche a chi professionalmente fa cultura. Un nome per tutti, perché presente all’incontro che si è svolto in Confcooperative, Giorgio Careccia. E poi la trasformazione della Fondazione Molise Cultura da organismo in house della Regione a fondazione di partecipazione. «Vorremmo – ha detto Ruggieri – che ci fosse un rilancio dell’assessorato alla Cultura rispetto alla programmazione». Ad ascoltare le proposte, anche il consigliere delegato dal governatore ad occuparsi di politiche culturali, Nico Ioffredi. Visioni diverse, fra lui e Ruggieri, sulla questione Teatro del Loto (e il titolo del convegno arriva proprio da quella querelle). Fondazione aperta, dunque, Molise Cultura perché non è concepibile per Ruggieri che l’Unimol e il Conservatorio siano fuori dall’unico centro motore della cultura per il Molise e che dentro la Fondazione non ci sia nemmeno il Comune di Campobasso.

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