Gli occhi degli italiani sono puntati sulla crisi che sta paralizzando il Paese. Nuovo governo o elezioni anticipate? Vincenzo Cotugno, titolare delle deleghe Turismo e Cultura nella giunta Toma, è in ufficio. Segue gli eventi in corso patrocinati dalla Regione in queste settimane ancora estive ma è attento a quanto sta avvenendo nella Capitale.
Nella stanza dell’assessore l’ordine è maniacale. Sulle pareti e sui mobili il Molise del turismo e della cultura è rappresentato in tutte le sue forme, in tutta la sua straordinaria bellezza.
Cotugno alla politica non deve chiedere nulla. Tra gli imprenditori più illuminati della regione, ha realizzato opifici industriali in ogni angolo del Paese, ha lavorato con profitto e soddisfazione all’estero. Ha costruito case, palazzi, ponti, strade. Ha creato ricchezza per centinaia di famiglie.
L’ultimo miglio prima di dedicarsi meritatamente ai nipotini lo sta percorrendo faticando dall’alba al tramonto ad un progetto complicato ma ambizioso: restituire lustro e spessore ad una terra meravigliosa; lasciare a chi verrà un Molise migliore; dare speranze ai giovani, indurli a credere in un futuro possibile anche qui.
I risultati li giudicheranno i posteri. Ma un fatto è certo: lui ne ha fatto una ragione di vita. Una sfida da vincere, costi quel che costi.
Assessore, voto anticipato o lei è favorevole alla nascita di un nuovo governo?
«Sinceramente sono molto preoccupato! L’Italia ha bisogno più che mai di stabilità politica, di un programma chiaro portato avanti con forza, che ridia fiducia agli italiani e alle istituzioni europee. In questi 14 mesi abbiamo constatato come gli slogan, il populismo, il parlare alla “pancia” della gente si sia “disgregato” di fronte alle tante emergenze non risolte nel nostro Paese che ci stanno portando ad una drammatica, nuova, recessione economica. Basta slogan, servono fatti e serve un governo coeso e con un programma condiviso. Sinceramente non penso possa nascere tra forze politiche antagoniste, a questo punto meglio tornare al voto».
Nel dibattito di questi giorni, quasi tutti i big della politica nazionale hanno parlato di imprese e soluzioni per uscire dallo stallo. Ma che periodo sta vivendo, a suo avviso, il mondo dell’imprenditoria?
«Vede, l’imprenditore oggi è costretto a vivere la stagione del populismo in una condizione, inedita, di emarginazione sociale. Costretto a fare i conti con un Pil che non cresce più e con il trionfo dei partiti che difendono le ragioni della rendita, rispetto alle ragioni della produzione. Imprenditori piccolissimi, piccoli, medi e grandi non hanno più riferimenti, sono spettatori smarriti di una politica nazionale in cui non si riconoscono più. Una rivolta che unisce i lavoratori e le imprese, poiché per la prima volta sia gli uni sia gli altri chiedono le stesse cose: sblocco degli investimenti, semplificazione amministrativa, reali condizioni di competitività, una leva efficace per potenziare l’export, restituire fiducia al mercato interno».
E l’imprenditoria molisana?
«Prendo spunto dagli interventi dei vari sindacati per sottolineare due cose fondamentali: questo governo regionale non ha mai preferito gli annunci alle azioni; questo governo non ha mai disatteso l’impegno alla condivisione! Tutte le iniziative che abbiamo adottato sin qui sono state sempre preventivamente proposte ed illustrate alle associazioni di categoria, agli operatori di settore, agli amministratori locali, in un susseguirsi quasi settimanale di incontri e tavoli tematici su tutto il territorio regionale».
In concreto cosa si è fatto per le imprese in Molise da quando vi siete insediati?
«Nel 2018 abbiamo portato a compimento i bandi per l’area di crisi complessa relativamente alle misure 3.1.1 e 3.4.1, ammettendo ad agevolazioni oltre 100 imprese per un totale di 22.236.000 euro, con un’aspettativa in termini occupazionali di circa 450 nuove unità lavorative a regime.
A ciò si aggiungano il bando per sostenere progetti di ricerca e sviluppo per 5,8 milioni di contributi, andato esaurito in pochi giorni, e l’altro dedicato alle start up innovative, denominato High tech business, chiuso a gennaio, che ha visto ben 106 domande di agevolazione per un monte contributi di 2.500.000 euro. E poi gli oltre 40 milioni di investimenti che ci attendiamo dal bando per lo sviluppo del sistema albergo diffuso e micro-ricettività, che ha visto richieste e progetti per oltre 120 milioni di investimenti. Abbiamo, inoltre, i quattro bandi pubblicati un mese fa su artigianato, commercio, moda e settore caseario con una dotazione di 15 milioni di contributo pubblico a fronte di investimenti minimi complessivi di 30 milioni. Già solo le domande per il bando sull’artigianato hanno esaurito il plafond: 131 domande per un investimento complessivo di quasi 5,6 milioni di cui 2,5 di cofinanziamento regionale. Tra il 2020 e il 2021 in Molise si spenderanno oltre 100 milioni di euro!».
Sono investimenti importanti, sembra di capire che tra i settori maggiormente interessati ci sarà l’edilizia, da anni in ginocchio.
«Infatti, tra ristrutturazioni, adeguamenti e nuove costruzioni, saranno spesi oltre 50 milioni di euro per opere civili e impianti, lavori che saranno appaltati direttamente dai privati alle tante aziende molisane operanti sul territorio. Sarà una boccata d’ossigeno importante per le imprese molisane».
Rimanendo alle sue deleghe, è iniziata una fase di riforma di normative vecchie di decenni e non più adeguate ai tempi.
«Il mondo evolve con una velocità impressionante e noi – pensi all’artigianato, al commercio, ma anche al turismo – eravamo inchiodati a leggi vecchie di trent’anni! In meno di un anno abbiamo approvato in giunta e proposto in Consiglio regionale la riforma delle leggi del commercio e dell’artigianato, sempre previa concertazione con associazioni di categoria e sindacati. Approvato in giunta il Piano strategico del Turismo e della Cultura, a breve presenteremo anche il Testo unico di riforma per il Turismo e la Cultura, con una revisione radicale di tutte le leggi regionali esistenti, dando certezze agli operatori di settore. La mole di lavoro è tanta, ma la collaborazione e lo spirito di condivisione mostrato fin qui dalle imprese e dalle associazioni di categoria per raggiungere questi obiettivi ci sprona ad accelerare l’intero iter per riforme attese da decenni!».
Con lo slogan “Turismo è Cultura” ha voluto dare una svolta a due settori in profonda crisi e rilanciare l’immagine della regione a livello nazionale ed internazionale. Tra bandi e sblocco dei fondi, c’è stata una boccata di ossigeno per le associazioni che operano sul territorio?
«Sono l’anima propulsiva del nostro territorio, i custodi della nostra storia e delle nostre tradizioni, che senza queste associazioni e i tanti volontari sarebbero, forse, scomparse. Ma, rispetto al passato, abbiamo abbandonato lo sterile contributo a mo’ di obolo, spronando tutti a presentare progetti ambiziosi in grado di potenziare le manifestazioni che più rappresentano la nostra identità. Tra il 2018 e il 2019 abbiamo stanziato circa 2,5 milioni di euro per saldare i debiti con le Pro loco, promuovere eventi culturali di prestigio, incrementare il turismo culturale verso la nostra regione. Abbiamo implementato e coordinato le attività sul territorio della Fondazione Molise Cultura, creando un’importante sinergia i cui frutti sono sotto gli occhi di tutti; con i vertici dell’Iresmo abbiamo concordato una serie di misure a favore della tutela delle nostre biblioteche, il finanziamento di borse di studio, attività di ricerca, la pubblicazione di una rivista scientifica che porrà il Molise all’attenzione degli ambiti culturali nazionali più prestigiosi.
Per valutare l’impulso che l’assessorato ha dato alla Cultura e al Turismo di questa regione basta leggere le cronache di questi giorni che raccontano delle decine di eventi musicali, teatrali, ma anche lectio magistralis, poesia, arti visive… Il tutto finalizzato alla promozione dei nostri borghi, della nostra storia, delle nostre tradizioni. E anche l’occupazione ne ha avuto beneficio: a giugno più 1.000 occupati, trainati proprio da turismo e cultura».
Piano strategico del Turismo e della Cultura: ci ha scommesso insieme al presidente Toma.
«Questo Piano potrebbe essere la grande occasione per dare un’identità forte alla nostra regione, con un vero e proprio piano di sviluppo economico! Mai si era messa in moto una macchina così veloce e decisa per scrivere il futuro del Molise. Abbiamo ascoltato tutti, analizzato e condiviso centinaia di proposte che sono pervenute dai partecipanti ai tavoli tematici realizzati coinvolgendo tutto il territorio regionale, animato un dibattito di grande interesse sullo stato della cultura dell’accoglienza in questa regione; e, soprattutto, abbiamo messo a confronto le esperienze, le difficoltà, le aspettative di tutti gli operatori di settore. Siamo partiti dal basso, come era ovvio che fosse, e non dai palazzi della politica. È stato il territorio ad indicare la strada, a Sviluppo Italia è toccato il compito di fare sintesi, al Consiglio regionale spetta l’approvazione dando finalmente inizio ad un nuovo modello di turismo in questa regione. Ma soprattutto sarà l’occasione per affermare la cultura della partecipazione, delle filiere, delle reti d’impresa, dei consorzi, di tutte quelle forme di partecipazione che consentano ai nostri operatori di fare massa critica e competere con quelli delle altre regioni. Daremo vita ad una grande operazione di marketing territoriale i cui benefici saranno la ricaduta in termini economici per le imprese molisane e per incrementare in tutti noi l’orgoglio di essere molisani! Auspico un voto unanime dell’Aula, affinché la volontà dei cittadini, contenuta nel Piano, coincida con il pensiero dei rappresentanti politici presenti in Consiglio».
Dopo la positiva esperienza degli Stati generali del Turismo e della Cultura, ha in mente di aprire la stessa fase di confronto per l’economia?
«Con il presidente Toma stiamo valutando l’organizzazione di una tre giorni per discutere insieme di impresa, investimenti, territorio, occupazione. E sono contento che questa idea sia stata fatta propria anche dal sindacato. La vera sfida cui siamo chiamati noi tutti come classe dirigente è quella di restituire fiducia, soprattutto a quel ceto medio che dieci anni di crisi economica stanno destinando all’estinzione. Guardi, e qui non voglio accompagnarmi allo stuolo dei pessimisti sistemici, ma senza ceto medio non si governa una società. Una società ricca, ordinata, operosa all’interno della quale prosperino le arti, la cultura, il libero pensiero. Dove ancora contano l’etica della responsabilità e il rispetto per le istituzioni, una società aperta, multipolare, all’interno della quale il confronto avviene in maniera costruttiva attraverso un dialogo competitivo, una società dove il ceto medio rappresenti l’ossatura e dove l’ascensore sociale funzioni, consentendo ai bravi e meritevoli di scalare gradino dopo gradino le cime del successo personale e professionale.
Oggi la gente non spende, non compra, non investe. Purtroppo si spendono centinaia di milioni all’anno in lotterie e scommesse! Pensate a cosa accadrebbe se quelle somme venissero spese per l’acquisto o la ristrutturazione di case o per l’acquisto di beni e servizi. Questo è indice che la percezione del futuro è negativa, infatti gli indici sulla fiducia di imprese e consumatori oscillano tra uno zero virgola positivo a uno zero virgola negativo a ogni trimestre».
Dati tristi e alquanto allarmanti.
«Aggiungo ancora una cosa: gli ultimi dati della Svimez ci dicono che il Sud dal 2002 al 2017 ha perso oltre 2 milioni di residenti; che il Pil del Sud è meno della metà di quello delle regioni del Nord; che al Sud negli ultimi cinque anni le famiglie povere sono aumentate del 40%. Ma Svimez traccia anche le soluzioni per arginare questo impoverimento: rigenerazione urbana, rilancio delle aree interne, potenziamento di logistica, infrastrutture e valorizzazione del patrimonio culturale puntando sul turismo. Queste soluzioni le rivediamo anche nelle linee programmatiche del presidente Toma e nelle azioni che questo governo regionale sta mettendo in campo! Per questo forse sarebbe opportuno dire: basta urlare, basta con polemiche il più delle volte sterili, basta con i vecchi e nuovi rancori che servono solo a confondere le menti della gente, ritenendo di guadagnare qualche consenso in più. Non è così che aiuteremo questo Paese e questa regione a uscire dalle secche in cui ci troviamo».
Sta lanciando ancora un messaggio di distensione alle opposizioni in Consiglio e di unità alla maggioranza?
«Credo che oggi più che mai tutti dobbiamo essere e dare esempio e, proprio perché siamo rappresentanti del popolo, dobbiamo assumerci la responsabilità di scelte difficili, a cominciare dalle cose che diciamo e da quello che facciamo. È di questi giorni la rilevazione di nuove imprese nella nostra regione che significano nuovi posti di lavoro, che potrebbero significare che in Molise la curva della recessione sta risalendo e che stiamo creando i presupposti per una ripresa, difficile certo, ma possibile. Dobbiamo assumerci, maggioranza e minoranza, la responsabilità del governo di questa regione non solo in termini amministrativi o economici, ma anche morali, suscitando orgoglio e senso di appartenenza in chi ci segue e ci osserva e, soprattutto, aiutando con il nostro modo di fare, i più giovani a recuperare la fiducia verso le istituzioni. Su queste basi, il governo regionale è aperto al contributo di tutti, con l’obiettivo comune di una Regione con un futuro migliore».

lu.co.

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