In perfetto stile grillino, Andrea Greco, anziché scusarsi con i giornalisti, continua a buttarla in caciara. Domenica dal suo profilo Facebook ha «aperto la rubrica» Greco lancia cose, riproponendo la sua battaglia contro gli organi di informazione locale, che – scrive il capogruppo del Movimento 5 Stelle in Consiglio regionale – producono «fake news» che lo «descrivono come un violento sovversivo, pazzo squilibrato».
Continua a mentire sapendo di mentire, a generare confusione tra i suoi seguaci.
Roberto Gravina, consigliere dello stesso Movimento a Palazzo San Giorgio, ha sentito il dovere di scusarsi per le intemperanze di Greco, gesto accolto con favore dai cronisti, che hanno dato ampio risalto alla notizia. Ma Greco ha fatto finta di non accorgersene. Chissà, magari si sarà anche risentito e indignato e avrà chiesto al guru molisano dei grillini, il deputato Antonio Federico, di assumere i provvedimenti del caso. Quelli contemplati nel regolamento pentastellato, che prevede perfino la punizione corporale per chi esce fuori dalle righe. O per chi amministra la cosa pubblica e riceve un avviso di garanzia. Poi se l’indagato è un amministratore del Movimento o se è un sindaco che, come è accaduto alla Raggi, viene finanche rinviato a giudizio, il regolamento non trova applicazione. E nessuno sa perché.
Federico nella vicenda “Greco vs organi d’informazione” ha una grande responsabilità morale: quella di non aver speso una sola parola per quei giornalisti – per quanto mi riguarda mi riferisco ai colleghi di Primo Piano Molise e Teleregione (ma non sono gli unici, sia chiaro) – che per anni, sin dalla sua comparsa sulla scena politica locale, gli hanno sempre dimostrato stima, affetto e fiducia. Antonio Federico ha sempre – sottolineo sempre – trovato le porte aperte delle nostre redazioni.
Come d’altronde avviene per tutti i rappresentanti delle istituzioni, ad ogni livello. Ma questa è un’altra storia.
Greco non chiede scusa, anzi, da ciò che scrive, quasi quasi le scuse le pretenderebbe. Non chiede scusa ma nemmeno risponde alle domande che gli vengono rivolte. Dimentica il capogruppo 5s che quello di rispondere è un dovere del pubblico amministratore lautamente retribuito dall’istituzione in cui è stato eletto. Nulla dice Greco rispetto al momentaccio che il Movimento sta attraversando.
«Dopo le ultime fake news apparse sui giornali in questi giorni», scrive il grillino di Agnone e lo fa pur sapendo che i giornali, a differenza sua, non possono scrivere e diffondere notizie false. E laddove lo facessero, incorrerebbero nei reati previsti dall’ordinamento, che lui, dottore in legge (o consulente legale, come si definiva in campagna elettorale), dovrebbe conoscere a memoria.
Cosa dice Greco (o magari se ce lo dice Federico) del gasdotto Tap? Cosa ci racconta di quel 40% di consensi (la ministra Lezzi è arrivata al 65%) ottenuto in provincia di Lecce mentendo agli elettori sapendo di mentire?
Leggo (su Il Fatto e non su Repubblica) che Beppe Grillo diceva: «Questa è un’opera di fantascienza». E, ancora, «la stessa Lezzi (oggi ministro per il Sud, ndr) ha firmato, presso il municipio di Melendugno, un documento di impegno a fermare l’opera stilato da alcuni giuristi nelle forme di un “contratto con i candidati”».
E adesso Greco? Perché i cittadini strappano le tessere elettorali e incendiano le vostre bandiere? Colpa delle fake news dei giornalisti o cosa?
«“Governo delle lobbie e delle banche, vattene a casa e portati via anche quel pagliaccio di Michele Emiliano che non mantiene le promesse fatte al Salento” – tuonava la stessa Lezzi il 28 marzo 2017, quando le ruspe hanno iniziato a rimuovere gli ulivi. “La giornata dell’orgoglio salentino non può essere trascurata dal governo e dalla Regione” – ripeteva ancora Lezzi il 3 aprile successivo, davanti alla platea di migliaia di persone che protestava contro la costruzione di Tap a Lecce». Anche questo è un brano tratto da un articolo pubblicato domenica scorsa da Il Fatto Quotidiano. E non è finita: «Ha scritto Lezzi, ancora, il 9 febbraio scorso: “Lo ripeto e lo chiedo per l’ennesima volta: Calenda, poche chiacchiere, alzati dalla poltrona e vieni in Salento a spiegare a chi e a cosa diavolo serve Tap.[…] Le provocazioni via social, le superficiali e scorrette dichiarazioni stanno alimentando rabbia e frustrazione. Lo capisce o no, Ministro? Se non ha coraggio, almeno stia zitto”».
«L’apoteosi, in quei giorni, è arrivata con Alessandro Di Battista e il suo “col M5s al governo blocchiamo questo progetto in 15 giorni” pronunciato sul palco di San Foca»: anche questo è scritto sul Fatto di Gomez e Travaglio.
Sì, Greco, lo stesso Alessandro Di Battista che è salito con te sui palchi molisani in campagna elettorale.
Allora? Chi ce lo fa un commento (che non sia il copia e incolla della posizione ufficiale del Movimento, come fate ogni qual volta vi si chiede di dire una parolina)? Parli tu? Parla Federico? O chiediamo lumi a tale Fabio De Chirico, portavoce in Consiglio regionale che pare aver paura della sua stessa ombra e poi dietro la tastiera del pc sfoggia la grinta del leone?
Era così complicato capire prima di andare al governo che bloccare un’opera realizzata all’80% può esporre lo Stato a pagare i danni?
La città più bella del mondo cade a pezzi, migliaia di persone chiedono le dimissioni della sindaca Raggi e lei cosa fa? Fa come Greco, la butta in caciara e dice che è colpa del Pd.
Tap, Roma, le bandiere bruciate: tutte cose accadute in queste ore, Greco. E dicci, spiegaci, quale sarebbe il «sistema marcio, con qualche eccezione, che non ha informato il Paese ma lo ha reso ostaggio della disinformazione?». Chi fa disinformazione? Chi ha detto ai pugliesi che con il Movimento al governo il progetto Tap sarebbe stato bloccato in 15 giorni?
Fallo uno sforzo, dalla qualche risposta.
Dai, spiega ai molisani: se fossi diventato tu governatore avresti chiesto a Palazzo Chigi di mandarti un commissario della Sanità o avresti chiesto alla ministra Grillo di conferire a te l’incarico?
Dal 22 aprile, data in cui hai perso le elezioni, questa regione aspetta la nomina del commissario. Più di sei mesi di impasse. Sei mesi di stallo. Il Movimento 5 Stelle sta tenendo in ostaggio la sanità, sta rendendo ancor più difficile la vita dei molisani che hanno bisogno di cure. Concorsi bloccati, investimenti fermi, piano di rientro al palo. È vergognoso. I danni, probabilmente irreversibili, chi li pagherà?
Non vuoi rispondere? Non ti conviene farlo? Bene. Abbi, però, il buonsenso di tacere e di non offendere chi lavora e ti ha sempre rispettato, prima come persona, poi quale rappresentate delle istituzioni.
Nel frattempo aspetto – mi basta un cenno – Antonio Federico. La porta è aperta, come sempre. Magari parliamo nelle nomine Rai.
Luca Colella

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