Quante possibilità ha il Movimento 5 Stelle di arrivare al ballottaggio delle elezioni comunali di Campobasso in programma la prossima primavera? Chi può dirlo.
Ciò che invece posso affermare senza tema di smentita è che il centrodestra, che si sta organizzando da tempo per tornare a governare a Palazzo San Giorgio, ha timore di non vincere al primo turno. E se ciò dovesse accadere, nell’uno contro uno, il candidato del Movimento potrebbe avere la meglio. Alle amministrative 2018, nei luoghi dove sono arrivati al ballottaggio, i candidati 5s alla carica di sindaco si sono affermati nella maggior parte dei casi.
Il ragionamento fila liscio come l’olio. E bene fa il centrodestra a prendere la contromisure. Fermo restando, tuttavia, che il candidato dei grillini sia Roberto Gravina. Giovane e brillante avvocato. Colto, coerente. Contenuto nei modi. Assai educato e provvisto di alto senso del vivere in comune. Una gran bella persona. Un ragazzo gentile, disponibile. Intelligente, molto intelligente. Roberto sa stare tra la gente, sa ascoltare. Sa porsi. Non urla, nemmeno alza la voce. È autorevole e, se necessario, autoritario.
Gravina ha sposato i principi del Movimento, li ha sostenuti e difesi. Ma, forse unico tra gli amministratori 5s in Molise, ha anche dissentito quando non si è trovato d’accordo. È stato il solo, mi piace ricordarlo, che ha chiesto scusa ai giornalisti – si è scusato con l’Ordine nel corso di una recente puntata della trasmissione condotta da Pasquale Damiani su Teleregione – dopo le accuse lanciate alla categoria dal capogruppo in Consiglio regionale Andrea Greco.
Ho appreso da vecchie volpi che amministrano il Comune di Campobasso di quanta stima gode Gravina in città. Qualcuno mi ha espresso finanche preoccupazione: «Diversi miei elettori – la confidenza – mi hanno assicurato il voto, ma mi hanno anche informato che lo “incroceranno” con Gravina». Il sistema elettorale del capoluogo prevede infatti il voto incrociato. A differenza delle ultime regionali, è possibile votare il sindaco di uno schieramento e il consigliere di un altro.
Rispetto al centrodestra che sta lavorando molto sulle liste ma non ha ancora fatto cenno al candidato sindaco e al centrosinistra che lo sceglierà con le primarie, Gravina parte in vantaggio. O, per meglio dire, partirebbe in vantaggio.
Nell’immaginario collettivo è lui il candidato del Movimento. Ma a quanto pare il gotha pentastellato non è d’accordo. Perché? Mah, bisognerebbe chiederlo a chi (?) decide, con scarse speranze di ottenere una risposta che non sia – tipo – «ha deciso la rete» e cose del genere.
Forse perché scomodo, perché dice quel che pensa, perché sa chiedere scusa. Perché ragiona con la sua testa e non con quella della “rete”. Di fatto, sono in atto le grandi manovre di matrice grillina per far desistere l’avvocato dalla scontata e per certi versi naturale ambizione di chiedere la candidatura per il Movimento a sindaco della città capoluogo.
Lui, che sciocco non è, secondo chi lo conosce bene avrebbe messo in conto la circostanza e starebbe lavorando a un piano “B”, che lo vedrebbe comunque protagonista a capo di un ampio schieramento civico.
All’interno del Movimento, qualcuno che ha un po’ di sale in zucca ha fatto notare al resto della compagnia che il periodo non è di vacche grasse: perdere Gravina potrebbe significare partire sconfitti. Si sono dunque messe al lavoro le diplomazie romane. E voilà, per l’avvocato campobassano sarebbe pronta una casella in quota Roberto Fico per le elezioni al Parlamento Europeo.
Fatto fuori Gravina, il candidato sindaco in pectore sarebbe Simone Cretella, anche lui esponente storico del Movimento, molto vicino (a differenza di Gravina) alle posizioni del vicepremier Luigi Di Maio.
Le voci più cattive, ma davvero non posso e non voglio crederci, suggeriscono che tra coloro che hanno messo il veto su Gravina ci sarebbe buona parte del gruppo in seno al Consiglio regionale. Greco sarebbe il portabandiera del dissenso. Dissenso rinvigorito – raccontano – dopo che Gravina ha preso le distanze dall’attacco ai giornalisti. Una ulteriore prova – se ciò corrispondesse a verità – per affermare che chi non è eterodiretto non ha né futuro, né fortuna.
Ne sa qualcosa il senatore Gregorio De Falco, quello di «Schettino, vada a bordo cazzo!». Pare si sia accorto che nel Movimento la libertà di parola è un privilegio concesso a pochi. Tra coloro a cui è concesso qui in Molise c’è il deputato Antonio Federico, che tuttavia nelle ultime ore ha dovuto operare un grande sforzo per far comprendere ai gruppi parlamentari di opposizione – in particolare a deputate e deputati del Pd (sempre colpa loro!) – che nessun condono sarà concesso a chi ha costruito abusivamente a Ischia. Comprensibilmente stanco, seppur autorizzato a parlare, Federico preferisce restare in silenzio. Non solo sul ‘caso’ Gravina.
Luca Colella

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