Nel report presentato a febbraio alla presenza dell’ex procuratore nazionale antimafia Franco Roberti e del procuratore generale di Campobasso Guido Rispoli è emerso che le mafie in Molise sono tante e diverse e ognuna agisce in un settore specifico. Continuano a operare in autonomia ma collaborano le une con le altre per spartirsi il territorio e i profitti illeciti. Hanno una «regia criminale comune», soprattutto nel settore del traffico e dello spaccio di stupefacenti, che si concentra primariamente nella zona costiera.
Sono le nuove mafie, organizzazioni criminali e reti corruttive che da Isernia a Termoli, passando per Campobasso, silenziosamente continuano a condizionare la vita di cittadini e degli operatori economici.
Come affermammo a febbraio, lo scenario criminale molisano è particolarmente complesso. Nuovi elementi investigativi e giudiziari confermano la graduale infiltrazione delle cosche di ‘ndrangheta e la pervasiva presenza economica della camorra, così come la trasformazione di alcune zone costiere, da parte soprattutto della mafia garganico-foggiana, in laboratorio di nuovi modelli criminali che riguardano il traffico e lo spaccio di sostanze stupefacenti in stretto contatto con le mafie albanesi e in sporadici casi con quelle nigeriane.
Le carte giudiziarie esaminate ci consentono di individuare una sorta di «regia criminale occulta» che, in particolare sul basso Molise, permette ai boss della mafia albanese di controllare il mercato della droga e gli affari illeciti e leciti a essa connessi su cui investire. Una situazione che, operazione dopo operazione, prova il nostro assunto.
In Molise, che si voglia o no ammetterlo, ci sono «nuovi modelli criminali», in particolare nel campo del narcotraffico e dello spaccio
Modelli generati dal silente tessuto socio-economico locale e cresciuti grazie al contagio delle nuove mafie albanesi che in Italia operano silenziosamente a differenza che in patria dove sono ferocissime e commettono estorsioni, attentati e stragi. Sono numerose le “famiglie” – cosche e clan – che operano nel Molise in associazione fra loro, commettendo reati aggravati dal metodo mafioso e con la finalità di agevolare l’organizzazione criminale di cui fanno parte.
Per citarne solo alcune a noi vicinissime: esponenti del clan Moretti-Pellegrino-Lanza; Sinesi-Francavilla, Trisciuoglio-Prencipe-Mansueto (mafia foggiana). I Nardino, i Lapiccirella, i Palumbo, i Salvatore, il clan Testa-Bredice e il clan Russi (mafia di San Severo).
Il Molise è terra di conquista delle mafie limitrofe (mafia foggiana e garganica), almeno stando alle ultime indagini di magistrati e forze dell’ordine. Le organizzazioni locali si spartiscono i territori e collaborano, un po’ come i clan romani ai tempi di Mafia Capitale, con le mafie albanesi.
I gruppi criminali albanesi che più si sono distinti per contatti con il nostro territorio negli anni possono essere divisi per competenze geografiche e per raggruppamenti. L’area costiera che racchiude le città di Fier, Valona e Durazzo, è controllata ad esempio dalle famiglie Hasani e Shabani, che estendono il loro controllo anche sulla capitale Tirana e rappresentano un gruppo criminale di spicco che negli anni è riuscito a distinguersi da altre famiglie mafiose soprattutto nel traffico di droga, di persone, di organi umani e di armi. Hanno una rete internazionale stabile e collaudata che vede le sue cellule logistiche stanziate in Italia.
Il clan Gjoka svolge un ruolo d’eccellenza nella città di Durazzo e nei territori limitrofi, precisamente nell’area compresa tra i villaggi di Sallmone, Shijak e Xhafzotaj. Il clan è guidato da Dashmir Gjoka, che vanta relazioni politiche, utilizza il settore edilizio come strumento lecito di riciclaggio del denaro proveniente dai traffici di droga e armi.
Nella città di Katund Sukth il potere criminale è rappresentato dal clan Xhajka, retto da Ilir Xhajka, protagonista di uno storico contrasto col clan Maloku. Questo clan è coinvolto in vari traffici illeciti sia in Albania sia in Italia.
Le altre famiglie di rilievo nella zona centro settentrionale del Paese sono i Halkaj, Caushi, Shehu e Kakami.
Agim Gashi è una figura criminale che coinvolge non poco l’Italia. Dirigeva la sua organizzazione dedita al narcotraffico attraverso la copertura di ristoranti, agenzie immobiliari e altre strutture di comodo.
Alfred Shkurti, detto Aldo Bare, era un narcotrafficante albanese, arrestato in Italia. La rete di Shkurti si sviluppava lungo la rotta che collega l’Albania all’Italia e per tale motivo numerosi membri della sua organizzazione sono stati arrestati proprio all’interno dei nostri confini.
Le tratte della droga che toccano tutt’oggi anche il Molise sono due: 1) Valona – Otranto – Taranto – A14 – Molise – Abruzzo – Marche – Emilia Romagna – Lombardia;
2) Durazzo – Bari – A14 – Molise – Abruzzo – Marche – Emilia Romagna – Lombardia (cfr. grafico).
I clan albanesi sono purtroppo riusciti a sviluppare i loro traffici diventando oggi una forza in grado di controllare settori importanti del mercato economico italiano entrando in competizione diretta con concorrenti stranieri e occupando le posizioni della filiera produttiva più redditizie, senza giungere a contrasti con le mafie italiane ma garantendosi vicendevolmente i loro spazi di manovra.
Un dato che ci riguarda direttamente ormai è assodato: la droga dall’Albania arriva nel foggiano, poi lo spaccio avviene in Molise e Abruzzo.
Nel corso degli anni, le organizzazioni mafiose albanesi hanno costruito una grande rete di distribuzione della droga nel nostro territorio. Le sostanze stupefacenti sono tuttora trasportate in motoscafo verso l’Italia ma una più forte attività di controllo da parte delle autorità di polizia italiane ha spostato il traffico anche su ruota, con camion o auto che sbarcano nei porti di Ancona e Bari per poi percorrere la via adriatica che tocca Puglia, Molise, Abruzzo e Marche, fino ad arrivare al nord dell’Italia.
L’organizzazione albanese usa sia corrieri italiani sia stranieri.
È di pochi mesi fa l’arresto in Molise di trafficanti che rifornivano di stupefacenti la costa e l’immediato entroterra.
La droga tuttavia è soltanto l’ariete per aprire la strada a una serie di reati di matrice mafiosa e consentire ai clan il passaggio dall’infiltrazione al radicamento.
Nonostante gli arresti e i sequestri, le mafie albanesi non si fermano poiché le fonti di guadagno di questo traffico sono davvero ingenti. L’unica via d’uscita seria, nel lungo periodo, è quella di distruggere le grandi piantagioni di droga nei Paesi produttori e di agire in fase preventiva per ridurne la richiesta da parte dei nostri giovani.

Vincenzo Musacchio, presidente dell’Osservatorio Antimafia del Molise

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