È di qualche giorno fa la polemica sull’autorizzazione che la Regione ha rilasciato alla Fondazione Pavone di Salcito (60 posti per la riabilitazione). Polemica politica che ha coinvolto il Neuromed (proprietario della struttura) e l’eurodeputato Patriciello accusato dagli avversari di essere stato favorito perché alleato del governatore Frattura a Palazzo D’Aimmo.
Dal centro, dalla Regione e dallo stesso Patriciello la replica: un atto dovuto e atteso da 14 anni, altro che favori.
Ora parlano i dipendenti della Fondazione Pavone, «stanchi di dover subire l’instabilità che le polemiche ci portano a dover affrontare, diciamo basta». Si parla di posti letto, dicono, e si dimentica la persona. «Sono diversi anni che ci prepariamo con professionalità ad accogliere il disagio che i cittadini e i loro familiari si trovano a dover affrontare a seguito di improvvisi problemi di salute. È un sollievo – proseguono – per le famiglie molisane pensare di non dover trasferire in un’altra regione, magari anche lontana, i familiari malati ma poterli sostenere da vicino nel lungo e difficile cammino che li aspetta».
Tra le critiche giunte in questi giorni al governatore Frattura, quella di favorire i centri sanitari privati. «Non sono sovrapponibili – sostengono i dipendenti della Fondazione Pavone – le attività svolte nella struttura con quelle degli ospedali pubblici essendo le une interdipendenti dalle altre per continuità di cura. Il team interdisciplinare di riabilitazione che opera presso il centro, attraverso una visione olistica, ha l’obiettivo di mantenere le abilità residue e di ripristinare i livelli di autonomia parziali o totali, migliorando il livello di qualità della vita, attività che gli ospedali pubblici non possono garantire».
Per questi motivi, dicono basta: «Perché la maggior parte dei giovani laureati ha avuto la possibilità di non subire il grande fardello della disoccupazione e il “viaggio”; la regione Molise dovrebbe essere orgogliosa di questo» e perché «il centro è nato in una rete di comunità disagiate che da essa possono trarre vantaggio economico e sociale». Anzi, i lavoratori chiedono «ai politici molisani di sostenere la crescita del Molise disagiato quale area interna anche attraverso il centro ‘Paola Pavone’».

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