Dalla legge di bilancio all’edilizia sanitaria, dallo sblocco del turn-over all’accesso alla professione fino alla partita della governance farmaceutica e al decreto vaccini.
Un confronto a 360 gradi, quello fra i governatori e la ministra della Salute Beatrice Lorenzin, nella Conferenza delle Regioni di ieri mattina. Incontro positivo, ha detto la ministra e così pure il presidente Bonaccini.
«È andata molto bene – ha detto Lorenzin – abbiamo affrontato le linee di lavoro per i prossimi mesi che sono importanti per ribadire aspetti del Patto della salute rimasti in sospeso, ma anche per portare a compimento nuove sfide come quella di affrontare la legge di bilancio che dobbiamo presentare in autunno. Abbiamo parlato di edilizia sanitaria e di trovare modalità nuove per il fondo da 700 milioni dell’Inail, ragionato sullo sblocco del turn-over e sul portare a compimento l’articolo 22 del Patto sull’accesso alla professione sanitaria. Abbiamo parlato di edilizia sanitaria, dell’ammodernamento del parco tecnologico, di nuove modalità per poter affrontare le sfide di Regioni che devono avere insieme le strutture, il territorio e i mezzi che permettano di aumentare efficienza e servizi».
Naturalmente il tema più sentito e dibattuto, quello del decreto vaccini. Tema sotto i riflettori il decreto vaccini. Le modifiche in sede di conversione al decreto sui vaccini sono possibili, ma il provvedimento non va snaturato degli elementi scientifici, ha ribadito Lorenzin.
«La stragrande maggioranza delle Regioni è ovviamente favorevole e applaude a questo provvedimento», ha dichiarato il presidente della Conferenza delle Regioni Stefano Bonaccini, sottolineando che la decisione del Veneto di fare ricorso alla Corte Costituzionale contro il provvedimento è «un atteggiamento legittimo ma assolutamente incomprensibile, anche perché non è un vezzo di qualcuno essersi svegliato una mattina e avere deciso che bisognava obbligare le famiglie a vaccinare i propri figli. Non è tollerabile a mio parere – ha sostenuto – che nel 2017, qui e in altre parti di Europa, si torni ad avere paura di ammalarsi per malattie di cui per decenni non avevamo più sentito parlare». Bonaccini ha anche ricordato che «ci sarà una discussione in Parlamento», dove potranno essere apportate alcune modifiche al decreto. «Condivido la posizione di chi dice che sugli operatori sanitari sarà necessario prevedere una vaccinazione per coloro che operano in strutture sanitarie» e «si è fatta una valutazione anche sulle sanzioni, seppure ricordavo che quando metti un obbligo è evidente che una sanzione per chi non rispetta quell’obbligo ci vuole». Poi concluso: «Io credo che il governo abbia fatto la scelta giusta, è l’opinione della stragrande maggioranza delle Regioni, credo fosse il tempo di mettere un punto fermo per non correre troppi rischi».

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